Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Dic 13, 2014 Cardiotool Questioni Pratiche ipertensione 0
L’altitudine rappresenta uno stress multiplo per l’uomo che varia con la quota raggiunta ed è correlato a vari fattori:
Tali fattori determinano alterazioni del sistema neurovegetativo che permettono all’organismo l’adattamento all’ambiente.
L’esposizione ad alta quota comporta delle modificazioni delle funzioni del nostro organismo che avvengono in vari tempi e possono talora portare anche a malattie per mancata o difettosa autoregolazione:
Le modificazioni neurovegetative indotte dall’altitudine variano in rapporto alla quota raggiunta e sono maggiori a media e alta quota, cioè sopra i 1800 metri.
Esse sono:
La risposta iniziale allo stress ipossico (alta quota) è primariamente accompagnata da modificazioni della funzione respiratoria (soglia a circa 3000 m sul livello del mare):
La risposta circolatoria è più attenuata nel tempo ma inizia a minore altitudine (soglia a circa 1000 m sul livello del mare):
Ad alta quota (maggiore di 3000 metri) la gettata cardiaca è immediatamente ridotta e continua a diminuire durante i primi 10 gioni di soggiorno (talora può essere ridotta del 24%) e viene compensata da un aumento della frequenza cardiaca. Segnali di un buon adattamento alla quota sono rappresentati da:
L’acclimatazione o acclimatamento è il processo mediante il quale il corpo si autoregola alla minore disponibilità di ossigeno, è lento, richiede un periodo di giorni o settimane e perdura per tutto il soggiorno in quota allo scopo di ridurre lo stress cardiovascolare e migliorare la tolleranza allo sforzo. Nell’acclimatamento la Pressione Arteriosa sistolica è maggiormente influenzata della diastolica.
I residenti nelle Ande (5000 metri), rispetto alle persone della stessa nazione che risiedono a livello del mare, hanno minori valori di Pressione Arteriosa a riposo, specie della pressione massima, e presentano minori elevazioni con l’età. Se i residenti ad alta quota migrano a livello del mare mostrano una graduale elevazione dei livelli di Pressione Arteriosa (P.A.) che li rendono simili ai locali.
L’esposizione all’ipossia acuta ha un effetto variabile sui valori della P.A. sia nei soggetti normali che nei pazienti ipertesi.
L’ incidenza del mal di montagna è correlata all’altitudine:
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incidenza 22% |
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incidenza 42% |
Condizioni comuni come Ipertensione Arteriosa, coronaropatie, BPCO moderate, Diabete Mellito e gravidanza non sembrano influenzare la suscettibilità al mal di montagna.
L’International Society for Mountain Medicine afferma: “Tutti possiamo avere il mal di montagna, questa patologia è collegata principalmente a fattori genetici o malattie predisponenti (cardiopatie congenite o malattie del circolo polmonare, ecc) e alla velocità di ascesa. Non ci sono significative differenze di età, sesso, grado di allenamento o precedenti esperienze di altitudine.”
Il paziente iperteso può soggiornare in montagna fino a 3000 metri se vengono rispettate le seguenti condizioni:
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