Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Dic 14, 2014 Cardiotool Questioni Pratiche, Questioni Pratiche - Prevenzione Secondaria 0
In epidemiologia si definisce “prevenzione secondaria” l’insieme degli interventi finalizzati a diagnosticare una malattia quando è ancora asintomatica. L’esempio più tipico è rappresentato dalla diagnosi precoce delle neoplasie, attuata mediante campagne di screening. La prevenzione primaria, invece, è rivolta ad evitare l’insorgere delle malattie (abolizione del fumo per evitare la BPCO) mentre la prevenzione terziaria si identifica con la riabilitazione e la prevenzione delle recidive ed è rivolta ai soggetti che hanno già subito la malattia.
In cardiologia tradizionalmente è stato attribuito al concetto di prevenzione secondaria un significato più simile a quello che, in epidemiologia, viene attribuito alla prevenzione terziaria. Infatti, sono considerati in prevenzione cardiovascolare secondaria i pazienti che hanno già subito un evento cardiovascolare (infarto, ictus). La diagnosi precoce nei soggetti ad alto rischio, ovviamente, ha un suo ruolo anche in cardiologia. Per esempio, individuare la cardiopatia ischemica e la vasculopatia obliterante degli arti inferiori nei pazienti diabetici oppure riconoscere la presenza di una disfunzione asintomatica del ventricolo sinistro nei pazienti ad alto rischio di scompenso cardiaco sono interventi di diagnosi precoce ma non sono considerati come procedure di prevenzione secondaria.
A complicare ulteriormente le cose è intervenuto il progresso della diagnostica strumentale non invasiva che ci consente oggi di riconoscere la malattia aterosclerotica molto prima che essa si manifesti con un evento acuto (infarto miocardico, ictus cerebrale) o con una patologia sintomatica (claudicatio intermittens). Attualmente, quindi, l’obiettivo della prevenzione secondaria in cardiologia si è spostato dagli eventi cardiovascolari alla malattia aterosclerotica. Per questo, oggi, sono considerati in prevenzione secondaria, non solo i pazienti che hanno subito un evento cardiovascolare acuto ma anche quelli per i quali vi è evidenza di malattia cardiovascolare aterosclerotica, anche asintomatica. Per esempio, nelle linee guida sulla prevenzione secondaria dell’AHA/ACCF si parla di “pazienti con coronaropatia documentata e altre vasculopatie aterosclerotiche, comprese le vasculopatie periferiche, l’aterosclerosi dell’aorta e le patologie della carotide”. La nota 13 considera a rischio molto alto i soggetti con “malattia coronarica, stroke ischemico, arteriopatie periferiche, pregresso infarto, bypass aorto-coronarico”.
Infine, per tutte le ragioni suddette, la classica distinzione tra prevenzione primaria e prevenzione secondaria in ambito cardiovascolare ha oggi una rilevanza molto relativa. La stessa nota 13 non fa più questa distinzione ma considera globalmente i pazienti a rischio alto o molto alto comprendendo in queste categorie quelli che hanno subito un evento cardiovascolare acuto, quelli che hanno una vasculopatia aterosclerotica documentata e quelli che presentano fattori di rischio multipli o molto rilevanti. La stessa visione del problema è contenuta nel documento SIMG sulla gestione del paziente ad alto rischio cardiovascolare in medicina generale.
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