Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Feb 26, 2015 Gaetano D'Ambrosio Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Secondaria 0
Sono stati recentemente pubblicati i risultati dello studio EUROASPIRE IV una survey internazionale che ha coinvolto 78 centri cardiologici in 24 paesi europei. Sono stati arruolati pazienti di età inferiore a 80 anni con malattia coronarica che erano stati ricoverati per essere sottoposti a chirurgica coronarica, interventi coronarici percutanei o sindrome coronarica acuta. Sono stati raccolti dati clinici dalla documentazione ospedaliere quindi, a distanza di almeno 6 mesi dal ricovero, i pazienti sono stati intervistati. È stato così constatato che il 16% dei pazienti era fumatore e che il 48.6% di coloro che fumavano all’epoca dell’evento continuavano ancora a fumare. Il 60% dei pazienti erano sostanzialmente sedentari, il 37,6% obesi ed il 58% presentava una obesità viscerale. I farmaci cardioprotettivi erano ampiamente utilizzati: anti aggreganti 93,8%, beta bloccanti, 82.6%, ace inibitori o sartani, 75.1%, statine 85.7%. Il 50.7% erano stati invitati a partecipare ad un programma riabilitativo e di questi l’81.3% aveva preso parte ad almeno la metà delle sessioni.
Il 42.7% dei pazienti presentava valori di pressione arteriosa ≥ 140/90 mmHg (≥ 140/80 mmHg nei diabetici); l’80.5% presentava valori di LDL colesterolo ≥ 70 mg/dl mentre meno di due terzi avevano raggiunto valori di colesterolo LDL inferiori a 100 mg/dl. Nei pazienti diabetici, meno della metà aveva valori di glicata inferiori a 7.0%.
Lo studio conferma la grande difficoltà di incidere sugli stili di vita anche nei pazienti che hanno subito un evento cardiovascolare maggiore nei quali i benefici attesi sono particolarmente significativi. Colpisce anche l’osservazione che, malgrado i farmaci per la prevenzione secondaria siano ampiamente utilizzati, si é molto lontani dal raggiungere gli obiettivi di trattamento suggeriti dalle linee guida. Questo fenomeno potrebbe essere attribuito sia ad un atteggiamento poco aggressivo del medico (inerzia terapeutica) sia a scarsa aderenza da parte del paziente.
Gli autori fanno notare che tali risultati sono ottenuti in un campione di pazienti selezionati da centri ospedalieri di elevata specializzazione e che, pertanto, la reale situazione nella totalità dei pazienti potrebbe essere anche peggiore.
Si conferma, quindi, la necessità di migliori strategie di prevenzione secondaria che si avvalgano anche di competenze multidisciplinari.
Fonte
Eur J Prev Cardiol. 2015 Feb 16. pii: 2047487315569401. EUROASPIRE IV: A European Society of Cardiology survey on the lifestyle, risk factor and therapeutic management of coronary patients from 24 European countries
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