Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Feb 03, 2015 Redazione Novità dalla ricerca, Novità Dislipidemie, Novità Prevenzione Primaria, Novità Vasculopatie 0
Risultati positivi sull’impiego di statine in donne e uomini nella prevenzione di eventi cardiovascolari. Lo afferma lo studio “Efficacy and safety of Ldl-lowering therapy among men and women: meta-analysis of individual data from 174 000 participants in 27 randomised trials” pubblicato recentemente su Lancet. La particolarità della meta-analisi di studi clinici tratti dal database del Cholesterol Treatment Trialists’ (CTT) Collaboration è nella presenza di donne pari al 27% del campione.
Il risultato è di grande importanza e solo apparentemente scontato. E’ ben noto, infatti, che le donne tendono ad essere sottorappresentate nei grandi trials. Nel caso della prevenzione cardiovascolare il fenomeno è aggravato dal fatto che nelle donne la patologia ischemica su base arteriosclerotica tende a manifestarsi a una età più avanzata. Per queste ragioni la trasferibilità dei brillanti risultati ottenibili con le statine al genere femminile è piuttosto limitata, soprattutto in prevenzione primaria.
La metanalisi pubblicata su Lancet ha dimostrato che, per ogni singola mmol/L di riduzione delle LDL, c’è una riduzione del 21% del rischio di eventi cardiovascolari (infarto miocardico, ictus, rivascolarizzazione miocardica, morte cardiovascolare) e del 9% del rischio di mortalità totale. La riduzione del rischio è risultata sovrapponibile negli uomini e nelle donne, in prevenzione primaria e secondaria.
Le attuali linee guida sul controllo del rischio cardiovascolare e la stessa Nota 13 hanno ampliato la platea di soggetti a cui rivolgere il trattamento con statine estendendola anche ai soggetti a rischio intermedio che non hanno già subito un evento cardiovascolare. I risultati di questo studio ci invitano a considerare con maggiore attenzione il rischio cardiovascolare nelle donne, a valutarlo sistematicamente, registrando il risultato in cartella, e ci inducono ad avere maggiore fiducia nella efficacia di una eventuale trattamento ipocolesterolemizzante.
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