Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Feb 17, 2015 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Scompenso cardiaco, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Scompenso cardiaco Commenti disabilitati su Novità per lo scompenso: valsartan e sacubitril. Studio PARADIGM-HF
Nuove prospettive nella cura nello scompenso a partire da LCZ696. La sigla indica l’associazione di valsartan e sacubitril. E’ il primo della nuova classe di farmaci, gli ARNI (Angiotensin Receptor Neprilysin Inhibitor, inibitore del recettore dell’angiotensina e della neprilisina) la cui efficacia è stata testata nello studio PARADIGM.HF.
Da oltre 25 anni, gli ace-inibitori (ACE) rappresentano uno dei pilastri del trattamento dello scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta. In tempi successivi é stata dimostrata l’efficacia dei beta-bloccanti e degli anti-aldosteronici. I sartani hanno mostrato un effetto inconsistente sulla mortalità e per questo sono indicati come seconda scelta rispetto agli ace-inibitori quando questi non sono tollerati.
Una nuova via terapeutica é rappresentata dalla inibizione della neprilisina, un enzima che degrada alcuni peptidi endogeni vasoattivi, compresi i peptidi natriuretici e la bradichinina. L’inibizione della neprilisina determina un aumento della concentrazione di queste sostanze che si oppongono alla vasocostrizione e alla ritenzione idro-elettrolitica determinata dalla attivazione neuro-ormonale caratteristica dello scompenso.
Alcuni studi avevano mostrato come la doppia inibizione ACE – neprilisina avesse un elevato rischio di angioedema. Lo studio PARADIGM.HF , invece, ha testato l’associazione di un inibitore del recettore dell’angiotensina II con un inibitore della neprilisina (valsartan/sacubitril, LCZ696).
La terapia è stata somministrata alla dose di 200 mg due volte al giorno, é stata testata in doppio cieco contro l’ACE enalapril alla dose di 10 mg due volte al giorno in pazienti con scompenso cardiaco in classe II, III, IV e frazione di eiezione ≤ 35%. L’end-point primario é stato definito come morte per cause cardiovascolare o ospedalizzazione per scompenso cardiaco.
Lo studio é stato interrotto prematuramente, con un follow-up medio di 27 mesi, a causa di un eccesso di beneficio per i pazienti trattati con la nuova terapia.
L’outcome primario, infatti, si é verificato nel 21,8% dei pazienti trattati con l’associazione e nel 26,5% nel gruppo enalapril (Hazard Ratio 0.80, IC 95% 0.73 – 0.87, P<0,001). Un beneficio significativo si é avuto anche per la mortalità per tutte le cause, per la mortalità cardiovascolare, e per l’ospedalizzazione per scompenso cardiaco.
Per quanto riguarda la tollerabilità, i pazienti trattati con l’associazione hanno presentato più frequentemente ipotensione ed episodi non gravi di angioedema ma una minore incidenza di danno renale, iperpotassiemia e tosse.
In conclusione l’associazione valsartan-sacubitril ha dimostrato, rispetto ad enalapril, una efficacia incrementale sulla mortalità paragonabile a quella documentata storicamente dall’enalapril rispetto al placebo e ciò ci lascia sperare che si sia aperto una nuova, importante opportunità per il trattamento farmacologico dello scompenso cardiaco.
Fonte
Angiotensin–Neprilysin Inhibition versus Enalapril in Heart Failure N Engl J Med 2014; 371:993-1004.September 11, 2014DOI: 10.1056/NEJMoa1409077. Full text
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