Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 19, 2015 Redazione News, Novità dalla ricerca, Novità Dislipidemie, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria, Novità Prevenzione Secondaria 0
Nuove classi di farmaci stanno cambiando profondamente l’approccio terapeutico nell’area cardiovascolare. Le principali novità sono state presentate al 64th American college of cardiology (ACC) Annual scientific session & Expo, che si è svolto a San Diego dal 14 al 16 marzo (ACC 15).
Dislipidemie: inibitori PCSK9
Grande attenzione ha circondato la nuova classe di farmaci biologici per abbassare il colesterolo gli “inibitori PCSK9”. Questi anticorpi monoclonali bloccano la proteina PCSK9 (Proprotein Convertase Subtilisin/Kexin-type 9) che normalmente abbassa il numero dei recettori per LDL sugli epatociti IL riusltato è quindi un aumento di recettori epatici per le LDL e l’abbassamento del colesterolo dal sangue. Gli inibitori PCSK9 non sono destinati a sostituire completamente le statine, farmaci più vecchi e molto meno costosi come l’atorvastatina, ma sarebbero indicati nei pazienti che sono intolleranti alle statine o per i quali una statina da sola non è sufficiente. Sull’efficacia degli inibitori di PCSK9 sono stati presentati all’ACC 15 due studi pubblicati sul NEJM: uno su alirocumab e l’altro su evolocumab (OSLER-1 e OSLER-2). Nei due casi la riduzione del colesterolo LDL è stata del 60% e si è mantenuta nei mesi. I nuovi ipolipemizzanti hanno sollevato preoccupazione sui costi per i sistemi sanitari: un anno di terapia con gli inibitori PCSK9 ha un prezzo stimato tra i 7 e i 12 mila dollari. Si preannunciano trattative tra aziende e istituzioni simili a quelle viste per le nuove terapie per l’epatite C con pillole che costano più di mille euro l’una.
Scompenso
Mentre gli inibitori PCSK9 mirano a prevenire le malattie cardiovascolari, nell’area dello scompenso è in arrivo sul mercato LCZ696 associazione di valsartan e sacubitril, Si tratta del primo di una nuova classe di farmaci gli ARNI (Angiotensin Receptor Neprilysin Inhibitor, inibitore del recettore dell’angiotensina e della neprilisina) che, nello studio PARADIGM.HF, hanno dimostrato di ridurre la morte e l’ospedalizzazione per scompenso del 20 per cento.
Prevenzione secondaria
Novità anche per l’impiego di ticagrelor. Nello studio PEGASUS-TIMI 54, presentato all’ACC 15, l’antiaggregante piastrinico ha dimostrato che, dopo un attacco di cuore, l’uso continuativo di tricagrelor in associazione ad ASA, a basse dosi, per un periodo da uno a tre anni anno, ha ridotto il rischio di morte, infarto o ictus di almeno il 15 per cento rispetto a placebo e aspirina. Si potrebbe quindi prevedere un ampliamento dell’indicazione del farmaco oltre al primo anno, dopo un attacco di cuore.
Temi emergenti: cure palliative e cardiologia
Solo una Lecture è stata dedicata alle cure palliative all’ACC15 “15 Things All Cardiologists Should Know About Palliative Care”. L’autrice, Staci Mandrola, ne è rimasta stupita perchè ritiene in crescita il numero di pazienti che potrebbero avere beneficio da una presa in carico dei problemi cardiaci nel corso di cure palliative. Tra gli lementi chiave che il medico dovrebbe prendere in considerazione ci sono i “quattro cavalieri dell’apocalisse”: perdita di peso, immobilità, aumento delle ospedalizzazioni e cadute.In particolare, la Mandrola ricorda che dopo quattro ospedalizzazioni per scompenso cardiaco la sopravvivenza media è di 7 mesi. Indagare sulle cadute è importante perché i pazienti sono restii a dichiararle. Il medico dovrebbe considerare che le persone vicino alla morte beneficiano dal non prendere medicine e, se alzandosi, hanno qualche giramento di testa, l’autrice sostiene di non considerare quello che dicono le linee guida. Nella lettura si richiama infine l’importanza di chiedere al paziente cosa voglia ottenere dalla cura e si invita a porre la domanda : “Cosa sta succedendo al tuo cuore?”. Spesso il paziente lo sa e lo dice. Poi è più semplice.
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