Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 22, 2015 Redazione Questioni Pratiche, Questioni Pratiche - Fibrillazione Atriale Commenti disabilitati su Fibrillazione atriale: definizioni
Molti aggettivi sono utilizzati, a volte in modo improprio, per qualificare la fibrillazione atriale (FA).
Le seguenti definizioni sono tratte dalle linee guida ESC 2016.
FA neodiagnosticata: FA che non era stata diagnosticata precedentemente, indipendente dalla durata dell’aritmia o dalla presenza e dalla gravità dei sintomi ad essa correlati.
FA parossistica: Episodi di FA che si risolvono spontaneamente entro 48 ore. Alcuni parossismo possono programmi fino a 7 giorni. Anche gli episodi che sono cardiovertiti entro 7 giorni devono essere considerati dei parossismi.
FA persistente: Episodi di FA che durano più di 7 giorni. Sono compresi in questa definizione anche gli episodi che sono interrotti per mezzo di una cardiovarsione, elettrica o farmacologica. dopo 7 o più giorni dall’esordio.
FA persistente di lunga durata: FA che dura per più di un anno nonostante si sia deciso di adottare una strategia di controllo del ritmo.
FA permanente: Il termine “permanente” é usato quando medico e paziente concordano di non mettere più in atto tentativi di ripristinare il ritmo sinusale. Questa condizione, quindi, riflette l’atteggiamento del medico e del paziente e non una particolare caratteristica elettrofisiologica dell’aritmia. Ne deriva anche che la definizione decade nel momento in cui la decisione del medico e del paziente dovesse cambiare in funzione dell’evoluzione dei sintomi o delle possibilità terapeutiche. In tal caso l’aritmia sarebbe ri-classificata come “FA persistente di lunga durata”.
Il termine “FA cronica”, largamente utilizzato in passato per indicare una FA permanente é stato da tempo abbandonato.
Fibrillazione atriale non valvolare
Questo termine ha assunto recentemente un’ importanza molto rilevante in quanto definisce l’ambito di utilizzo dei nuovi anticoagulanti orali (NAO). Questi farmaci, infatti, non sono utilizzabili in tutti i casi di FA poiché negli studi effettuati per validarne efficacia e tollerabilità alcune categorie di pazienti, come per esempio i portatori di protesi valvolari meccaniche, sono state escluse o rappresentate da un numero troppo piccolo di pazienti.
Secondo le linee guida AHA/ACC/HRS del 2014 si parla di FA non valvolare in assenza di:
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