Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 01, 2015 Giuliana Maria Giambuzzi Novità Aritmie, Novità dalla ricerca, Novità Fibrillazione Atriale, Novità Ictus Tia, Novità Palpitazioni 0
La maggior parte degli ictus ischemici e attacchi ischemici transitori (TIA) sono classificati come criptogenici, ma potrebbero essere dovuti ad una fibrillazione atriale (FA) non diagnosticata.
Lo studio Atrial Premature Beats Predict Atrial Fibrillation in Cryptogenic Stroke , è stato effettuato all’interno del trial EMBRACE che ha valutato diverse strategie di monitoraggio della fibrillazione atriale (FA) in soggetti sopravvissuti a un ictus criptogenetico.
Sono stati studiati prospetticamente 237 pazienti, di età ≥ 55 anni, in ritmo sinusale, che avevano presentato un ictus criptogenico o un TIA seguiti per 30 giorni dopo l’evento acuto. I partecipanti hanno eseguito un ECG holter nelle 24 ore successive all’evento ischemico; se non si rilevava nessuna FA, venivano monitorati per i 30 giorni successivi con auto-monitoraggio ECG con un registratore esterno (loop recorder). Si è quindi valutato il grado di associazione tra variabili di base (rilevamento all’ECG Holter di battiti prematuri atriali, episodi di tachicardia atriale, età e dilatazione atriale sinistra) e FA, usando un modello statistico di regressione lineare multivariato.
La frequenza dei battiti prematuri atriali (BPA) al monitoraggio ECG Holter si è rivelato l’unico predittore significativo dei futuri episodi di FA a 30 giorni, a 90 giorni e a 2 anni. Rispetto al tasso di rilevamento complessivo di FA del 16% a 90 giorni, la probabilità di sviluppare la FA è aumentata da <9%, tra i pazienti con <100 BPA/24 h, al 9% – 24% in quelli con 100-499 BPA / 24 h, al 25% – 37% nei pazienti con 500-999 BPA / 24 h, al 37% – 40% nei soggetti con 1000-1499 BPA / 24 h, e al 40% nei casi in cui sono stati rilevati oltre 1500 BPA / 24 h. In sostanza il numero di BPA all’ECG Holter delle 24 ore è risultato essere un predittore indipendente di FA subclinica in questi pazienti.
I soggetti con frequenti battiti prematuri atriali hanno pertanto un’alta probabilità di sviluppare FA e rappresentano i candidati ideali per il monitoraggio ECG prolungato.
Questi dati rappresentano uno sviluppo interessante nel campo della FA e della prevenzione secondaria dell’Ictus. Il ruolo dell’anticoagulazione empirica in un individuo con battiti prematuri atriali frequenti senza documentata FA è incerto ma merita chiaramente ulteriori indagini. Nel frattempo, però, i risultati attuali sono un utile strumento per valutare il rischio di FA nei pazienti con ictus criptogenetico, che potrebbe condurre alla diagnosi precoce e alla prevenzione di eventi futuri devastanti.
Fonte:
Atrial Premature Beats Predict Atrial Fibrillation in Cryptogenic Stroke
http://www.clinicaltrials.gov. Identificativo univoco: NCT00846924.
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