Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 24, 2015 Chiara Civitelli Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Scompenso cardiaco Commenti disabilitati su Il paziente dimesso dall’ospedale è fragile
Con lo studio prospettico Trajectories of risk after hospitalization for heart failure, acute myocardial infarction, or pneumonia: retrospective cohort study, condotto su oltre 3 milioni di pazienti ultrasessantacinquenni, gli autori hanno voluto indagare l’andamento del rischio di nuovo ricovero e di morte dopo un primo ricovero per scompenso cardiaco (SC), per infarto del miocardio(IM) o per polmonite.
Nell’anno successivo al momento della dimissione dall’ospedale, i risultati hanno mostrato un tasso di riospedalizzazione del 67,4% per scompenso cardiaco, del 49,9 % per infarto del miocardio e del 55,6% per polmonite. Per quanto riguarda la mortalità nel primo anno dalla dimissione, questa è risultata essere del 35,8% in caso di SC, 25,1% in caso di IM e 31,1% in caso di primo ricovero per polmonite.
Dal momento della dimissione è stato osservato che il rischio di riospedalizzazione si riduce al di sotto del 95% dopo 45 giorni in caso di SC, dopo 38 giorni in caso di IM e dopo 45 giorni in caso di polmonite. Per quanto riguarda il rischio di morte dopo dimissione da ricovero per una delle 3 patologie sopracitate, questo scende sotto il 95% dopo rispettivamente 21, 19 e 21 giorni.
Rispetto alla popolazione anziana generale, nella popolazione esaminata il rischio relativo di ospedalizzazione nei primi 90 giorni dalla dimissione è risultato 8 volte maggiore in caso di scompenso e 6 volte maggiore in caso di infarto o di polmonite; mentre il rischio relativo di morte è risultato 11 volte maggiore in caso di SC, 8 in caso di IM e 10 in caso di polmonite.
I numeri emersi da questo studio aiutano a comprendere meglio la necessità di considerare il paziente affetto da una delle 3 patologie e dimesso dall’ospedale perché non più “acuto”, come un paziente ancora fragile. Un attento monitoraggio in fase post acuta (parametri clinici, aderenza alla terapia, etc.) potrebbe in questo senso essere di grande aiuto per tentare di ridurre il tasso di riospedalizzazione e probabilmente anche la mortalità.
Fonte: Dharmarajan K, Hsieh AF, Kulkarni VT, Lin Z, Ross JS, Horwitz LI, Kim N, Suter LG, Lin H, Normand SL, Krumholz HM Trajectories of risk after hospitalization for heart failure, acute myocardial infarction, or pneumonia: retrospective cohort study BMJ. 2015 Feb 5;350:h411
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