Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Apr 02, 2015 Giuliana Maria Giambuzzi Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Fibrillazione Atriale, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria, Novità Prevenzione Secondaria Commenti disabilitati su Minore incidenza di ictus con terapia anticoagulante
Anche un singolo fattore rischio tromboembolico nei pazienti affetti da fibrillazione atriale (FA) può determinare un aumento del rischio di ictus. Tuttavia, ad oggi non c’è consenso sul trattamento migliore da attuare in questi pazienti.
Gli autori dello studio Oral Anticoagulation, Aspirin, or No Therapy in Patients With Nonvalvular AF With 0 or 1 Stroke Risk Factor Based on the CHA2DS2-VASc Score hanno cercato di indagare il rischio di ictus e di sanguinamento e l’impatto della terapia antitrombotica nei pazienti a basso rischio, vale a dire, con un punteggio di rischio tromboembolico CHA2DS2-VASc compreso tra 0 e 1 (punteggio di rischio basato sui seguenti elementi: insufficienza cardiaca congestizia, ipertensione, età ≥75 anni, il diabete mellito, ictus / attacco ischemico transitori (TIA), malattia vascolare, età 65 e 74 anni, sesso).
Lo studio è stato condotto sulla popolazione danese. La coorte rappresentativa dell’intera nazione è stata ottenuta collegando i dati del Danish Civil Registration System, del Danish National Patient Register e del Danish National Prescription Registry.
Sono stati studiati 39.400 pazienti dimessi con diagnosi di FA non valvolare che presentavano un basso rischio di sviluppare ictus e cioè un punteggio CHA2DS2-VASc = 0 negli uomini e CHA2DS2-VASc = 1 nelle donne. Di questi, 23.572 non assumevano alcuna terapia medica, 5.353 assumevano acido acetilsalicilico (ASA) e 10.475 assumevano warfarin.
Il tasso di ictus nei pazienti a basso rischio non in trattamento (CHA2DS2-VASc = 0 [maschio], 1 [femmina]) sono stati pari a 0.49 per 100 persone-anno a 1 anno e 0.47 per 100 anni-persona al follow-up completo (intention to-treat). I tassi degli eventi emorragici tra i pazienti a basso rischio non trattati sono stati invece di 1.08 per 100 anni-persona a 1 anno e 0,97 al follow-up finale.
La presenza di 1 fattore addizionale di rischio di ictus (CHA2DS2-VASc = 1 [maschio], = 2 [femmina]) nei pazienti non trattati ha fatto aumentare il tasso di ictus a 1 anno fino allo 1,55 per 100 anni-persona, con un aumento significativo di 3,01 volte.
Al follow-up di 1 anno, il rischio di sanguinamento era aumentato di 2,35 volte e quello di morte di 3.12 volte.
I pazienti a basso rischio secondo il punteggio CHA2DS2-VASc (CHA2DS2-VASc = 0 [maschio], 1 [femmina]) hanno un rischio realmente basso di sviluppare ictus e sanguinamento.
La presenza però di un solo fattore di rischio addizionale di ictus (CHA2DS2-VASc = 1 [maschio], = 2 [femmina]), causa un significativo aumento del tasso di eventi (in particolare di mortalità) nei pazienti non sottoposti a terapia anticoagulante orale (TAO).
Altri studi supportano l’utilizzo della TAO nei pazienti con punteggio CHA2DS2-VASc = 1.( cfr. Dubbio su terapia anticoagulante in FA e CHA2DS2-VASc tra 1 e 2).
Fonte:
Geregory Y.H. Lip, Flemming S. , Lars Hvilsted Rasmussen, Torben Bjerregaard Larsen. Oral Anticoagulation, Aspirin, or No Therapy in Patients With Nonvalvular AF With 0 or 1 Stroke Risk Factor Based on the CHA2DS2-VASc Score. ONLINE FIRST. J Am Coll Cardiol. 2015; .doi:10.1016/j.jacc.2015.01.044
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