Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Apr 03, 2015 Giuliana Maria Giambuzzi Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria, Novità Prevenzione Secondaria, Uncategorized Commenti disabilitati su Terapie con statine per coronarie: la genetica calcola il beneficio
Un nuovo punteggio di rischio genetico è in grado di determinare chi beneficia di più del trattamento con statine per la prevenzione della malattia coronarica.
Secondo gli autori dello studio Genetic risk, coronary heart disease events, and the clinical benefit of statin therapy: an analysis of primary and secondary prevention trials, pubblicato recentemente su Lancet, gli individui con una più elevata percentuale di rischio genetico per le malattie alle coronarie, traggono il maggiore beneficio clinico relativo e assoluto dalla terapia con statine.
I ricercatori hanno analizzato i dati di uno studio di coorte di comunità (il Malmö Diet and Cancer Study) e di quattro studi randomizzati controllati sia di prevenzione primaria (JUPITER e ASCOT) che di prevenzione secondaria (CARE e PROVE-IT-TIMI 22) basati sulla terapia con statine, per un totale di 48.421 individui e 3.477 eventi.
Per valutare il rischio individuale, i ricercatori hanno analizzato 27 varianti genetiche dei singoli pazienti e hanno individuato un’associazione significativa tra queste e il rischio di sviluppare malattia coronarica incidente o ricorrente. Hanno quindi valutato le riduzioni del rischio relativo e assoluto di eventi coronarici ottenuti in corso di terapia con statine stratificate per rischio genetico. Le statine utilizzate nei diversi studi sono state rosuvastatina, atorvastatina e pravastatina.
Quando gli individui sono stati divisi per categoria di rischio genetico si è evidenziato un significativo gradiente di rischio di malattia coronarica incidente o ricorrente. Rispetto alla categoria a basso rischio genetico, l’hazard ratio, aggiustato per le multivariate, per malattia coronarica nella categoria intermedia di rischio genetico è risultato di 1,34 e nell’alta categoria di rischio genetico di 1,72.
In termini di beneficio della terapia con statine nei quattro studi randomizzati è stato evidenziato un gradiente significativo (p = 0,0277) di aumentata riduzione del rischio relativo in tutte le categorie di rischio genetico: bassa (13%), intermedia (29%), e alta (48%).
Inoltre gli individui che si trovavano nelle più elevate categorie di rischio genetico (p = 0,0101), hanno mostrato una crescente riduzione del rischio assoluto, con una riduzione di circa tre volte del numero di pazienti necessario da trattare (number-needed-to-treat, NNT) per prevenire un evento di malattia coronarica negli studi di prevenzione primaria.
Negli studi di prevenzione primaria il NNT in 10 anni era, nello studio JUPITER, pari a 66 tra le persone a basso rischio genetico, 42 in quelle a rischio genetico intermedio e 25 in quelle a rischio genetico elevato. Nel trial ASCOT, i corrispondenti valori di NNT erano rispettivamente 57, 47, e 20.
Il punteggio di rischio genetico individua i soggetti ad aumentato rischio di malattia coronarica nell’ambito sia della prevenzione primaria sia secondaria. Inoltre gli individui con più alto punteggio di rischio genetico ottengono una riduzione significativa del rischio relativo e assoluto dalla terapia con statine.
Sono comunque necessari ulteriori approfondimenti per confermare questi dati ma, se avvalorati da altri studi, questi risultati potrebbero ottimizzare il trattamento con statine soprattutto in prevenzione primaria.
Fonte:
Mega JL, Stitziel NO, Smith JG, et al. Genetic risk, coronary heart disease events, and the clinical benefit of statin therapy: an analysis of primary and secondary prevention trials. Lancet, 2015 Mar 3.
Per approfondire:
The JUPIER trial ,The ASCOT trial , The CARE trial , PROVE IT-TIMI 22
pinterest.com
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