Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mag 19, 2015 Giuliana Maria Giambuzzi Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Fibrillazione Atriale, Novità Homepage, Novità Obesità, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Diabete e obesità triplicano il rischio di fibrillazione atriale
Obesità, diabete mellito (DM) di tipo 2 e fibrillazione atriale (FA) sono strettamente associati, infatti sia l’obesità che il diabete possono causare rimodellamento atriale, che costituisce un substrato per lo sviluppo della FA. La fibrillazione atriale e il diabete sono due importanti fattori di rischio per lo sviluppo di malattia cardiovascolare e ictus, patologie che hanno un importante impatto economico ed umano per la società.
Nello studio osservazionale Body weight and risk of atrial fibrillation in 7,169 patients with newly diagnosed type 2 diabetes; an observational study, gli autori hanno cercato di valutare l’associazione tra l’indice di massa corporea (BMI) o la variazione del peso corporeo e rischio di FA nei pazienti affetti da DM di tipo 2.
A tale proposito sono stati coinvolti 7.169 soggetti (età media: 60 anni), affetti da DM di tipo 2 di nuova diagnosi, che sono stati suddivisi in gruppi in base al BMI e seguiti per un follow-up medio di 4,6 anni.
Il BMI medio del campione di soggetti analizzati era di 30,2 kg / m2. E’ stata poi eseguita una seconda valutazione del BMI a 18 mesi e i soggetti sono stati ulteriormente raggruppati in base alla variazione di peso relativo nei seguenti gruppi denominati: “aumento di peso” (> 1 unità al BMI), “peso stabile ” (+/- 1 unità al BMI) e ” perdita di peso” (<1 unità al BMI).
Durante il follow-up, 287 pazienti hanno sviluppato FA. I soggetti classificati come in sovrappeso (BMI > 25 Kg/m2, ma < 30 Kg/m2), obesi (BMI > 30 Kg/m2) al basale, avevano un rischio rispettivamente di 1,9 volte e 2,9 volte più alto di manifestare una FA rispetto a quelli normopeso (18,5 Kg/m > BMI < 24,9 Kg/m2).
Nei soggetti in cui si era registrato un aumento del peso corporeo (14% del campione) il rischio di FA era 1,5 volte maggiore rispetto a quelli con peso stabile o con riduzione del peso corporeo.
Questi risultati aggiungono una ulteriore importante motivazione per intraprendere un counselling dietologico costante nei nostri pazienti.
Durante le visite periodiche dei soggetti diabetici, oltre a valutare l’omeostasi glucidica è fondamentale determinare il BMI e, se necessario, attuare tutte le strategie in nostro possesso per la riduzione del peso al fine di prevenire la comparsa di FA nei soggetti che presentano un BMI > 25.
La cura dei nostri pazienti parte dalla prevenzione. Spesso l’obesità nasce da comportamenti alimentari scorretti, da uno stile di vita frenetico o da un disagio interiore. Il medico di medicina generale, grazie al particolare rapporto di rispetto e di fiducia che instaura con il proprio assistito nel corso del tempo, è in grado di comprendere la causa alla base dell’aumento del peso corporeo del suo paziente e di conseguenza può impostare un programma di educazione nutrizionale, ricercando strategie concrete per promuovere un nuovo stile comportamentale (proporre diete ipocaloriche, diari alimentari, consigliare l’aumento dell’assunzione di verdura, aumentare l’esercizio fisico ecc. ).
Infine, nella scelta della terapia antidiabetica nei soggetti a rischio (sovrappeso/obesi) è meglio preferire farmaci che, oltre ad avere un’azione ipoglicemizzante, abbiano anche un effetto sulla riduzione del peso corporeo come la metformina e i farmaci attivi sul sistema delle incretine (inibitori di DPP-4 e agonisti del recettore del GLP-1).
Fonte:
Body weight and risk of atrial fibrillation in 7,169 patients with newly diagnosed type 2 diabetes; an observational study. Grundvold I, Bodegard J, Nilsson PM, Svennblad B, Johansson G, Östgren CJ, Sundström J. Cardiovasc Diabetol. 2015 Jan 15;14:5. doi: 10.1186/s12933-014-0170-3. Full text
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