Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mag 10, 2015 Gaetano D'Ambrosio Cardiologia di genere, Cardiologia di genere Novità, News, Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria 0
Nel fare il punto sulla epidemiologia delle malattie cardiovascolari nei due sessi Susanna Price, portavoce della Società Europea di Cardiologia (ESC), segnala che la principale causa di morte nelle donne è costituita dalle malattie cardiovascolari.
Le patologie del sistema cardiocircolatorio sono ancora ampiamente considerate un problema degli uomini mentre il cancro della mammella é ritenuto come la più grande minaccia per le donne.
In realtà il 51% delle donne muore per cause cardiovascolari mentre solo il 3% sono vittime del cancro della mammella.
Ancora oggi le malattie cardiovascolari sono considerate un problema tipicamente maschile essendo diffusa l’opinione che gli estrogeni tengano lontane le donne da queste problematiche. In realtà l’effetto degli estrogeni é solo un ritardo di circa 10 anni rispetto agli uomini nella insorgenza delle malattie cardiovascolari.
Il pregiudizio della relativa immunità delle donne rispetto alle malattie cardiovascolari é diffuso nella popolazione generale ma anche nella classe medica ed é causa di una sottovalutazione dei fattori di rischio che lascia le donne fortemente esposte agli eventi cardiovascolari quando l’effetto protettivo degli estrogeni scompare dopo la menopausa.
In realtà vi sono evidenze che dimostrano come in Europa le malattie cardiovascolari:
• sono la principale causa di morte in tutti i paesi,
• causano la morte nel 51% delle donne e nel 42% degli uomini,
• causano la morte nel 51% delle donne (il cancro della mammella il 3%).
Inoltre:
• il fumo é un fattore di rischio più severo nelle donne perché le donne metabolizzato la nicotina più rapidamente, soprattutto quelle che assumono contraccettivi orali,
• il diabete tipo 2 raddoppia il rischio cardiovascolare negli uomini, lo triplica nelle donne,
• le donne subiscono severe disabilità dopo un ictus più frequentemente degli uomini.
Un’altra ragione per la quale le malattie cardiovascolari sono sottodiagnosticate e sottotrattate nelle donne é che si presentano con sintomi diversi rispetto agli uomini o con sintomi atipici. Nelle donne, infatti, un infarto può esordire con nausea, vomito, dispnea, dolore alla mascella, astenia, palpitazioni, lipotimia o sincope piuttosto che con il tipico dolore toracico costrittivo retrosternale.
L’ictus spesso lascia danni più gravi nelle donne nonostante la terapia trombolitica in esse risulti più efficace, probabilmente a causa del fatto che i sintomi iniziali vengono sottovalutati e le donne giungono più tardi in ospedale.
Gli interventi di prevenzione primaria, farmacologici o non, sono egualmente efficaci nelle donne ma vengono attuati con minore intensità. Ciò vale anche per il trattamento con aspirina e statine o per gli interventi di rivascolarizzazione miocardica dopo un evento coronarico acuto e per la terapia anticoagulante in presenza di fibrillazione atriale.
I farmaci possono avere effetti diversi nelle donne rispetto agli uomini a causa del diverso profilo ormonale, le differenze nel peso corporeo e nella distribuzione del grasso. E’ noto, per esempio che l’aspirina nelle donne é più efficace nel prevenire l’ictus, lo é molto meno nel prevenire l’infarto. Negli uomini accade il contrario. Il problema più grave é che queste specificità generalmente non sono note in quanto le donne sono fortemente sottorappresentate negli studi clinici.
La consapevolezza di queste problematiche deve essere diffusa nella popolazione generale, maschile e femminile e nella classe medica, soprattutto tra i Medici di Medicina Generale perché molto può essere fatto per ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari nella popolazione femminile.
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