Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Giu 04, 2015 Redazione Novità dalla ricerca, Novità Fibrillazione Atriale, Novità Homepage, Novità Ictus Tia, Novità Prevenzione Secondaria, Novità Trombosi venosa profonda 1
I nuovi anticoagulanti orali (NAO) non sono farmaci sperimentali, ma nuove terapie che richiedono un cambio di mentalità, un modello diverso di gestione del paziente con anticoagulazione. Anche il medico di medicina generale (MMG) sarà coinvolto in modo diverso nel follow up. Questo in sintesi il primo messaggio dal congresso dell’Associazione nazionale dei medici cardiologi ospedalieri (ANMCO) in corso a Milano dal 4 al 6 giugno.
Hanno destato molto interesse i dati real world presentati nel corso del simposio “Due anni di dabigatran in Italia” moderato da Michele Massimio Gulizia, presidente ANMCO e da Giuseppe Di Pasquale, direttore della Cardiologia e UTIC dell’Ospedale Maggiore di Bologna.
In Italia ci sono 300 centri per la terapia con anticoagulanti orali (centri TAO) che seguono i pazienti in terapia con warfarin: il farmaco che da sessant’anni è il riferimento in pazienti con fibrillazione atriale e patologie tromboemboliche. In Italia sono seguiti circa 150 mila pazienti: il 20-30% è in cura presso ambulatori TAO, ma il 70-80% è preso in carico dal MMG, ha ricordato Furio Colivicchi del San Filippo Neri di Roma.
I continui controlli richiesti per il warfarin hanno costi sociali tutt’altro che trascurabili. Il 20-30% dei pazienti abbandona la terapia per problemi di gestione del farmaco. I dati real world su dabigatran, inibitore diretto della trombina studiato, mostrano una persistenza del 92-98%,un valore molto più alto del warfarin.
Dopo sessant’anni, con i NAO, il follow up dei pazienti con terapia anticoagulante cambia. Entro fine anno, annuncia Di PAsquale, verrà proposto il modello integrato con il MMG. In Italia ci sono già dei centri riorganizzato per i NAO. Uno è all’Ospedale Maggiore di Bologna. L’altro è a Roma al San Filippo Neri, dove, a capo della Cardiologia e Unità Coronarica c’è Furio Colivicchi. Il nuovo modello, ha segnalato Colivicchi, si basa su un approccio integrato, ma la tendenza è di andare verso il monitoraggio elettronico a distanza dell’aderenza terapeutica in un modello simile a quello impiegato per il pace maker.
Il futuro è solo all’inizio per i NAO. Anche l’acronimo è ormai cambiato: non sta più per nuovi anticoagulanti orali, ma per Non Anti VKA Orali.
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