Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Giu 20, 2015 Redazione Farmaci, Farmaci Cardiopatia ischemica, Farmaci Dislipidemie, Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Dislipidemie, Novità Homepage Commenti disabilitati su Ezetimibe e statine: utili anche dopo una sindrome coronarica acuta. Nuovi dati da studio IMPROVE-IT
Ezetimibe, aggiunto alla terapia con statine, non solo riduce ulteriormente i livelli di colesterolo LDL, ma migliora gli esiti cardiovascolari in pazienti che hanno avuto una sindrome coronarica acuta (SCA). Lo dimostra un lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine che ha seguito per sette anni 18 mila pazienti dello studio IMPROVE-IT ricoverati da 10 giorni o meno per SCA.
Dopo randomizzazione i partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi, di cui uno trattato con sola simvastatina (40 mg/die) e l’altro trattato con simvastatina (alle stesse dosi) associata a 10 mg/die di ezetimibe.
L’endpoint primario era costituito da morte cardiovascolare, infarto non fatale, angina instabile che necessitava di ricovero, rivascolarizzazione coronarica e ictus non fatale.
Nel gruppo trattato con l’associazione ezetimibe/simvastatina il colesterolo LDL, durante lo studio, è risultato mediamente più basso che nel gruppo trattato con sola simvastatina (53,7 mg/dL versus 69,5 mg/dL).
Un editoriale di accompagnamento, oltre ad osservare che il 42% dei pazienti ha smesso il trattamento anticipatamente, ricorda che lo studio offre le evidenze alla teoria che più si riduce il colesterolo LDL e meglio é (lower is better), in contrasto con la teoria che i benefici delle statine dipendono in gran parte dai loro effetti pleiotropici.
La percentuale elevata si pazienti che hanno sospeso la cura segnala un importante problema nella pratica clinica perchè la terapia ipocolesterolemizzante è un trattamento che dovrebbe continuare per tutta la vita.
Fonte
Ezetimibe Added to Statin Therapy after Acute Coronary Syndromes.Christopher P. Cannon, M.D., Michael A. Blazing, M.D., Robert P. Giugliano, M.D., Amy McCagg, B.S.,Jennifer A. White, M.S et al.N engl j med 372;25 nejm.org June 18, 2015
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