Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Giu 30, 2015 Gaetano D'Ambrosio News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria 0
E’ noto che un consumo moderato di alcool può esercitare un effetto benefico nella prevenzione degli eventi cardiovascolari e del diabete mellito tipo 2. Meno chiara é l’associazione tra consumo di alcool e sviluppo di nefropatia cronica, una condizione che rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare.
Allo scopo di chiarire questo rapporto é stata seguita prospetticamente (follow-up medio 10.2 anni) una coorte di 5.476 soggetti, di età compresa tra 28 e 75 anni, esenti da malattia renale, arruolati nello studio PREVEND (Prevention of Renal and Vascular End Stage Disease). La valutazione del consumo di alcool é stata effettuata mediante un questionario auto-somministrato in base al quale i soggetti sono stati classificati come: non bevitori, bevitori occasionali (< 10 g/sett), modesti bevitori (10-69.9 g/sett), bevitori moderati (70-210 g/sett) e forti bevitori (>210 g/sett).
La funzione renale é stata valutata mediante stima del filtrato glomerulare (eGRF) effettuata applicando la formula CKD-EPI al dosaggio della cistatina-C e valutazione della proteinuria nelle 24 ore. L’outcome primario dello studio é stato definito come eGRF < 60 ml/min/1.73m2 e/o proteinuria > 30 mg/24h.
Si é così potuto osservare che il rischio di sviluppare una malattia renale cronica decresce progressivamente quando aumenta il consumo di alcool. In particolare, rispetto ai non bevitori, il rischio relativo dei bevitori, espresso come Hazard Ratio (intervallo di confidenza al 95%) é risultato:
• 0.95 (0.77-1.17) nei bevitori occasionali,
• 0.84 (0.71-1.00) nei modesti bevitori,
• 0.77 (0.63-0.95) nei bevitori moderati,
• 0.69 (0.49-0.99) nei forti bevitori.
Il trend é risultato statisticamente significativo. L’associazione inversa tra consumo di alcool e rischio di danno renale si é confermata anche dopo aggiustamento per vari fattori di confondimento, fattori di rischio cardiovascolare, indici di resistenza all’insulina, rapporto HDL/colesterolo totale.
I meccanismi con i quali l’alcool eserciterebbe un’azione protettiva sui reni non sono noti ma i risultati di questo studio sono coerenti con alcune esperienze precedenti.
E’ appena il caso di sottolineare che i risultati di questo studio non devono indurre a consigliare i pazienti ad assumere maggiori quantità di alcool essendo ben noti i gravi rischi che un uso eccessivo di bevande alcooliche può determinare anche sull’apparato cardiovascolare Viceversa un consumo da modesto a moderato può essere consentito in quanto si associa a una minore incidenza di eventi cardiovascolari, di danno renale cronico e di mortalità per tutte le cause.
Infine, si conferma la necessità che il Medico di Medicina Generale effettui periodicamente una valutazione qualitativa e quantitativa del consumo di alcool in tutti i propri assistiti.
Fonte:
Alcohol consumption is inversely associated with the risk of developing chronic kidney disease.Sarah H Koning, Ron T Gansevoort, Kenneth J Mukama, Eric B Rimm, Stephan J L Bakker, Michel M Joosten and PREVEND Study Group.Kidney International (2015) 87, 1009–1016; doi:10.1038/ki.2014.414; published online 14 January 2015
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