Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Lug 27, 2015 Giuliana Maria Giambuzzi Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Ipertensione Commenti disabilitati su Ipertensione o pressione alta. La parola fa la differenza in terapia
Il termine ipertensione va riconsiderato a favore di un più semplice “pressione alta”. Gli autori dell’articolo di shakespeariano ricordo, What Is in a Name? How Biomedical Language May Derail Patient Understanding of Hypertension, consigliano ai clinici di rivedere l’utilizzo del termine IPER-tensione e soprattutto di riconsiderare i termini di spiegazione delle cause dell’ipertensione e della modalità di controllo di tale condizione.
Nonostante i grandi progressi nel trattamento dell’ipertensione arteriosa, più del 50% di tutti i soggetti ipertesi hanno valori di pressione arteriosa (PA) non controllati. Una spiegazione potrebbe riguardare la scarsa comprensione del vero significato del termine “ipertensione” o delle sue cause, con conseguente scarsa aderenza terapeutica e scarso rispetto dei consigli relativi allo stile di vita.
“Che cos’è un nome?”, si struggeva Giulietta, chiedendo a Romeo di rinunciare al suo cognome “nemico” che impediva il coronamento al loro amore nella celebre tragedia di Shakespeare. Anche in medicina “il nome” di una malattia fa la differenza. Gli autori dello studio americano suppongono che la parola stessa “ipertensione” possa contribuire a determinare incomprensioni e scarsa aderenza alle cure.
In particolare il termine iper-TENSIONE suggerirebbe un ruolo dello “stress” nella patogenesi di questa patologia, che porterebbe a pensare di conseguenza che la gestione dello “stress” possa essere la strategia primaria per il suo controllo.
Spesso la parola IPER-tensione è interpretata dai pazienti nel senso di “troppa tensione” e di conseguenza molti pazienti cercano di attuare delle strategie di gestione dello stress per controllare i loro valori di pressione arteriosa.
La parola “IPER-tensione” può quindi portare i pazienti a pensare a questa patologia come a una condizione psicologica più che come una patologia organica, svalutando così il valore dei farmaci antipertensivi e interferendo con l’aderenza terapeutica.
Gli autori dello studio fanno notare che l’utilizzo di un termine più semplice e “incentrato sul paziente” come “pressione alta” e di strumenti di informazione cartacei o multimediali potrebbero, senza dubbio, aiutare i pazienti a comprendere meglio la propria condizione e a utilizzare più facilmente le terapie efficaci disponibili.
Fonte
What Is in a Name? How Biomedical Language May Derail Patient Understanding of Hypertension.
Circ Cardiovasc Qual Outcomes. 2015 Jul 7. pii: CIRCOUTCOMES.114.001662. [Epub ahead of print]
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