Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Lug 01, 2015 Redazione Farmaci, Farmaci TVP-EP, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Trombosi venosa profonda 2
Alla luce dell’introduzione dei nuovi farmaci anticoagulanti, gli anticoagulanti diretti, lo scenario della gestione delle emorragie è recentemente cambiato. Innanzitutto il paziente deve essere valutato per la gravità e il tipo di emorragia che presenta. Va trattato in maniera decisa, cioè ottenendo una rapida reversione dell’attività anticoagulante il paziente che si presenta con un’emorragia che lo mette in pericolo di vita, quindi: emorragia intracranica, gastrointestinale maggiore con anemia acuta e perdita di grosse quantità di globuli rossi e di plasma nel giro di poco tempo.
Il farmaco che il paziente assume è fondamentale per stabilire le strategie terapeutiche da adottare. Nello scenario dei tre nuovi anticoagulanti diretti che abbiamo attualmente a disposizione, noi abbiamo il dabigatran che è un’antitrombina. Per bloccarne l’attività si può beneficiare dell’uso della dialisi che rappresenta, al giorno d’oggi, il reale reverse che noi operiamo in questi pazienti perché, nel giro di poche ore, è in grado di eliminare circa il 60% dell’attività del farmaco.
Abbiamo altri presidi da adottare che valgono sia per il dabigatran sia per gli altri farmaci. Se il farmaco è stato assunto da non più di dure ore può essere utilizzato del carbone vegetale per impedirne l’assorbimento. Va inoltre valutata la funzionalità renale del paziente: stimolando la diuresi si può favorire una veloce e rapida eliminazione di un eccesso di farmaco.
Per quanto riguarda l’atteggiamento più clinico, è importante correggere subito l’emorragia con trasfusione di globuli rossi e stabilizzare il paziente dal punto di vista emodinamico. Sono importanti tutte le manovre meccaniche che possono essere messe in atto al momento del sanguinamento e bisogna anche a volte intervenire sulla sede del sanguinamento con embolizzazioni, con manovre endoscopiche e con procedure, diciamo, risolutive.
Per quanto riguarda il vero e proprio reverse cioè ottenere una reversione dell’anticoagulazione, al giorno d’oggi non esistono ancora delle indicazioni precise, abbiamo soltanto dei parere di esperti e non dei trial clinici. Questi suggeriscono che, anche con i farmaci nuovi, quindi gli anticoagulanti diretti, l’uso del complesso protrombinico attivato o non attivato a tre o quattro fattori, può rappresentare, nella dose di 50 unità pro chilo, un trattamento utile per correggere il difetto coagulativo. Quindi, anche se non raccomandati, è consigliabile che nelle situazioni di reale emergenza, questi fattori, possano essere utilizzati per una correzione dell’emorragia.
Alcuni studi eseguiti su volontari sani hanno in effetti dimostrato un miglioramento dei parametri coagulativi dopo infusione di complesso protrombinico. L’uso dell’acido tranexamico può essere utile nelle emorragie del tubo digerente, da evitare nelle emorragie intracraniche e nelle emorragie delle vie urinarie superiori . Alla dose di 1000 unità subito e 1000 unità pro chilo nelle ore successive può rappresentare un presidio utile per il controllo del sanguinamento. Per quanto riguarda il futuro, sono in studio alcuni antidoti specifici che però al momento non ci sono, non ne abbiamo a disposizione,e quindi non possiamo parlarne.
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