Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Buone notizie per i pazienti con diabete. Per la prima volta è stato dimostrato in uno studio che un farmaco empagliflozin, impiegato per controllare la glicemia, è in grado di ridurre il rischio di morte per infarto o ictus. I risultati sono stati resi noti a metà settembre a Stoccolma nel corso del ongresso dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD, European Association for the Study of Diabetes).
Nello studio EMPA-REG OUTCOME, empagliflozin noto con il nome commerciale di Jardiance e prodotto da Eli Lilly e Boehringer Ingelheim è stato associato a un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause e ospedalizzazione per scompenso cardiaco quando aggiunto alla cura standard di pazienti con diabete di tipo 2 ad alto rischio di eventi cardiovascolari.
Lo studio, che ha coinvolto 7.020 pazienti con diabete di tipo 2 ad alto rischio di complicanze cardiovascolari, ha verificato l’impiego di empaglifozin o placebo, entrambi in associazione con standard di cura. Dopo un periodo di osservazione (follow-up) di circa tre anni i dati hanno dimostrato che i pazienti in terapia con Jardiance hanno avuto un tasso inferiore del 14% di morte cardiovascolare e infarto o ictus non fatali, rispetto al placebo. In particolare, empaglifozin è stato associato a un significativo tasso del 38% più basso per morte per cause cardiovascolari. I pazienti trattati con Jardiance avevano anche il 35% in meno di rischio di ricoveri per scompenso cardiaco e il 32% in meno di morte per ogni causa.
E’ la prima volta che un singolo farmaco per la cura del diabete è stato associato a una riduzione della mortalità. La malattia cardiovascolare è la principale causa di morte nei pazienti con diabete.
Il farmaco
Empagliflozin è un inibitore del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2) orale, altamente selettivo, in monosomministrazione giornaliera, approvato in Europa, Stati Uniti e altri Paesi del mondo come terapia per adulti con diabete di tipo 2. il farmaco riduce la glicemia in soggetti con diabete di tipo 2, inibendo il riassorbimento renale del glucosio, con conseguente eliminazione del glucosio nelle urine. L’inibizione del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 agisce indipendentemente dalla funzionalità delle cellule beta pancreatiche e dalle vie dell’insulina. Empagliflozin non va assunto da pazienti con diabete di tipo 1, né come trattamento della chetoacidosi diabetica (aumento dei chetoni nel sangue o nelle urine).
Fonte
Empagliflozin, Cardiovascular Outcomes, and Mortality in Type 2 Diabetes. Bernard Zinman, M.D., Christoph Wanner, M.D., John M. Lachin, Sc.D., David Fitchett, M.D., Erich Bluhmki, Ph.D., Stefan Hantel, Ph.D., Michaela Mattheus, Dipl. Biomath., Theresa Devins, Dr.P.H., Odd Erik Johansen, M.D., Ph.D., Hans J. Woerle, M.D., Uli C. Broedl, M.D., and Silvio E. Inzucchi, M.D. for the EMPA-REG OUTCOME Investigators.September 17, 2015DOI: 10.1056/NEJMoa1504720Fonte
Apr 21, 2020 Commenti disabilitati su Scompenso cardiaco allo stadio terminale con COVID-19: forte evidenza di lesioni miocardiche
Gen 19, 2020 Commenti disabilitati su Linee guida per la gestione precoce dei pazienti con ictus ischemico acuto: aggiornamento del 2019
Gen 18, 2020 0
Nov 13, 2019 Commenti disabilitati su 2019 Guidelines on Diabetes, Pre-Diabetes and Cardiovascular Diseases developed in collaboration with the EASD
Ott 12, 2020 0
Mag 27, 2020 Commenti disabilitati su COVID-19. Si può essere contagiati attraverso gli occhi?
Apr 21, 2020 0
Apr 06, 2020 Commenti disabilitati su COVID-19: alcuni punti essenziali (parte2)