Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Set 08, 2015 Giuliana Maria Giambuzzi Farmaci, Farmaci Ipertensione, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Ipertensione Commenti disabilitati su Pressione alta: trattare gli over 80 come a 65 anni
La terapia della pressione alta ha dimostrato effetti benefici sulla riduzione del rischio cardiovascolare nei pazienti ipertesi > 65 anni. Ma vi è evidenza di efficacia dell’istaurare una terapia antipertensiva nei pazienti anziani fragili come per esempio quelli in politerapia?
Partendo da questa domanda, gli autori dello studio Polypharmacy in the Aging Patient: Management of Hypertension in Octogenarians hanno fatto una revisione della letteratura scientifica disponibile con l’obiettivo di produrre raccomandazioni valide anche in questa fascia di età.
La review ha portato alla conclusione che il trattamento antipertensivo produce risultati in termini di sopravvivenza anche nei pazienti > 80 anni con pressione alta.
Gli ultraottantenni costituiscono una buona fetta dei pazienti che accedono all’ambulatorio del Medico di Medicina Generale. Molti di loro sono ipertesi ma non disponiamo di molte evidenze sui possibili effetti del trattamento ipotensivo, soprattutto in quelli più fragili. Sono incoraggianti i risultati a cui ha portato la meta-analisi dei trial randomizzati-controllati (RCT) pubblicati su MEDLINE, PubMed Central, e il Cochrane Database of Systematic Reviews dal 2010 al 2015 sull’utilizzo dei farmaci antipertensivi negli ultra-ottantenni.
Lo studio HYVET, unico RCT controllato con placebo sulla gestione dell’ipertensione nei pazienti di età superiore agli 80 anni, aveva già dimostrato che ridurre i valori di pressione (PA) < 150 mmHg negli ultraottantenni riduce la mortalità totale e cardiovascolare, ma purtroppo i soggetti che hanno partecipato allo studio, fanno notare Benetos e colleghi, erano relativamente sani e conducevano un sano stile di vita. La risoluzione anticipata dello studio non ha permesso di dimostrare l’effetto della riduzione della pressione (PA) sull’end-point primario cioè l’ictus (fatale e non fatale) che non ha raggiunto il livello di significatività (P = .06).
In particolare l’analisi post hoc dello studio HYVET ha suggerito che il trattamento dell’ipertensione nei pazienti molto anziani è efficace nel ridurre la pressione (PA) nei pazienti con ipertensione da camice bianco, ha un possibile effetto di prevenzione delle fratture, e produce una riduzione di mortalità totale e di mortalità da causa cardiovascolare nei pazienti in trattamento attivo; ma si è dimostrato meno efficace nella prevenzione del decadimento cognitivo.
Lo studio suggerisce che le persone ipertese con più di 80 anni, sane, autonome, dovrebbero essere trattate seguendo le linee guida elaborate per persone di età superiore ai 65 anni.
Le evidenze sui benefici del trattamento antipertensivo sono invece insufficienti in ottuagenari fragili in politerapia; in questi casi il trattamento deve essere individualizzato. Nel trattamento dell’ipertensione di persone molto anziane vanno tenute in considerazione le linee guida internazionali e le condizioni generali di ogni singolo paziente.
Le linee guida suggeriscono di ridurre la pressione sistolica mantenendola tra 140 e 150 mmHg ed evitare di ridurre i valori di PA al di sotto dei 130 mmHg.
La maggior parte degli anziani e soprattutto i grandi anziani fragili presentano numerose comorbidità: è opportuno quindi scegliere la terapia iniziale sulla base di condizioni che favoriscono o controindicano l’impiego di determinate categorie di farmaci.
I pazienti più anziani di solito tollerano meno rispetto ai giovani il trattamento antipertensivo e l’aggiustamento della terapia deve essere effettuato con cautela e in più fasi. Inoltre bisogna considerare che questi pazienti sono spesso disidratati e quindi sono più vulnerabili andando incontro a ipotensione ortostatica e sincope. Nel caso in cui si utilizzi un diuretico questo dovrebbe essere somministrato a bassi dosaggi.
Fonte:
Polypharmacy in the Aging Patient: Management of Hypertension inOctogenarians.Benetos A, Rossignol P, Cherubini A, Joly L, Grodzicki T, Rajkumar C, Strandberg TE, Petrovic M. JAMA. 2015 Jul 14;314(2):170-80. doi: 10.1001/jama.2015.7517.
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