Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Set 06, 2015 Giuliana Maria Giambuzzi Cardiologia di genere Farmaci, Cardiologia di genere Novità, Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Homepage Commenti disabilitati su Testosterone basso aumenta il rischio di infarto
Diversi studi hanno indagato fino ad oggi gli effetti del testosterone sugli eventi cardiovascolari evidenziando un legame tra (infarto miocardico acuto) IMA e terapia ormonale sostitutiva con testosterone per ipogonadismo.
Il recentissimo studio Low concentrations of serum testosterone predict acute myocardial infarction in men with type 2 diabetes mellitus ipotizza invece che siano proprio le basse concentrazioni di testosterone endogeno ad aumentare l’incidenza di infarto in uomini e donne con e senza diabete di tipo 2.
L’analisi ha coinvolto 1.109 soggetti di età ≥ 40 anni (età media 62 ± 12 anni) che hanno partecipato ad un’indagine in Svezia nel 1993-94. Sono state raccolte informazioni sull’abitudine al fumo e sull’attività fisica attraverso questionari validati. Sono state valutate le concentrazioni sieriche di testosterone e della globulina legante l’ormone sessuale (SHBG) utilizzando una metodica radio-immunologica. La diagnosi di diabete di tipo 2 è stata effettuata sulla base dei criteri OMS del 1985. La prevalenza del diabete di tipo 2 al basale era 10,0% negli uomini e 7,5% nelle donne.
Nel corso di un follow-up medio di 14,1 anni (± 5.3), si sono verificati 74 casi di infarto negli uomini e 58 nelle donne. Un’associazione inversa statisticamente significativa tra le concentrazioni di testosterone e infarto è stata riscontrata negli uomini con diabete di tipo 2 [HR = 0.86 CI (,75-0,98)]; anche aggiustando i dati per il rapporto vita-fianchi, i valori di pressione arteriosa sistolica, di colesterolo totale e per l’abitudine al fumo [HR = 0,754 CI (0,61-0,92)].
In conclusione basse concentrazioni di testosterone predicono l’infarto negli uomini con diabete di tipo 2 indipendentemente da altri fattori di rischio. In effetti già da diversi anni è noto che esiste una relazione inversa tra livelli di testosterone ed insulino-resistenza e tra testosterone e diabete di tipo 2.
Probabilmente il testosterone determina una riduzione del rischio cardiovascolare attraverso la riduzione dell’obesità viscerale, della resistenza all’insulina e un miglioramento del profilo lipidico (riduzione del colesterolo LDL e dei trigliceridi) e della capacità di tolleranza all’esercizio fisico.
La diagnosi di ipogonadismo deve essere basata non solo su dati clinici, ma deve essere confermata attraverso il riscontro di bassi livelli sierici di testosterone (testosterone totale <2,0-2,4 ng/ml). Prima di iniziare un trattamento sostitutivo bisogna capire la causa, pertanto devono essere escluse condizioni patologiche come le lesioni ipofisarie che potrebbero beneficiare di terapia con dopamino-agonisti o di trattamento chirurgico. Nessun trattamento dovrebbe essere iniziato in presenza di normali livelli di testosterone, pur in presenza di sintomi suggestivi per ipogonadismo.
Allo stato attuale non abbiamo dati sufficienti per proporre la valutazione della testosteronemia nei pazienti con diabete e ancora meno per suggerire una terapia sostitutiva in assenza di sintomi di ipogonadismo.
Fonte
Low concentrations of serum testosterone predict acute myocardial infarction in men with type 2 diabetes mellitus. BMC Endocr Disord. 2015 Jul 25;15:35. doi: 10.1186/s12902-015-0034-1
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