Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ott 04, 2015 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci diabete, Farmaci Prevenzione primaria, Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Il punto su empagliflozin: nato per il diabete, riduce la mortalità cardiovascolare
La pubblicazione dei risultati dello studio Empagliflozin, Cardiovascular Outcomes, and Mortality in Type 2 Diabetes (EMPA-REG OUTCOME) sul prestigioso New England Journal of Medicine, già annunciati in occasione del congresso EASD, induce ad alcune riflessioni.
Per la prima volta é stato realizzato uno studio appositamente disegnato non solo per valutare gli effetti metabolici di un farmaco anti-diabetico, ma per verificare che questi si traducano in un reale beneficio per il paziente in termini di eventi cardiovascolari evitati.
Sappiamo, infatti, che il controllo glico-metabolico previene le complicanze micro-vascolari del diabete, ma non abbiamo altrettante certezze per quanto riguarda la progressione dell’aterosclerosi e gli eventi cardiovascolari. Qualche beneficio é stato documentato per la metformina, per alcuni inibitori della DPP-4 (sitagliptin) é descritto un effetto neutro, un esponente della classe dei glitazoni (rosiglitazone) é stato ritirato dal commercio per gli effetti cardio-vascolari negativi , su altre classi di farmaci non abbiamo informazioni.
Empagliflozin (noto come Jardiance e prodotto da Eli Lilly e Boehringer Ingelheim) é un esponente di una nuova classe di farmaci, gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio 2 (SGLT-2), il cui meccanismo di azione consiste nell’inibire il riassorbimento di glucosio a livello renale. Lo studio appena pubblicato, che ha coinvolto 7.020 pazienti ad alto rischio cardiovascolare, affetti da cardiopatia documentata, ha evidenziato un effetto metabolico modesto, intorno a mezzo punto percentuale di emoglobina glicata, poco dose dipendente (la differenza tra le dosi di 10 e 25 milligrammi è scarsa), che tende a ridursi nel tempo (al termine dello studio si riduce ad un terzo di punto percentuale di glicata).
A fronte di questo dato non certo esaltante, i risultati in termini di eventi cardiovascolari e di mortalità sono davvero interessanti.
La riduzione del 38% della mortalità cardiovascolare, del 32% della mortalità per qualsiasi causa, del 25% delle ospedalizzazioni per scompenso, può essere considerata entusiasmante, soprattutto se si tiene conto del fatto che questi pazienti ricevevano già un trattamento ottimizzato per il controllo degli altri fattori di rischio cardiovascolari.
Un altro elemento di interesse deriva dalla constatazione che le curve di sopravvivenza dei pazienti trattati e dei controlli divergono molto precocemente (come riportato in figura).Questo fenomeno é difficile da interpretare se si pensa che il farmaco agisca solo riducendo l’effetto del dismetabolismo glicemico sulla progressione del processo aterosclerotico.
Si suppone, pertanto, che empagliflozin agisca con altri meccanismi anche se si tratta solo di ipotesi.
Gli inibitori del SGLT-2 determinano una diuresi osmotica e una perdita di calorie provocando glicosuria, abbassano la pressione arteriosa e provocano un calo ponderale. Questi meccanismi potrebbero in parte spiegare la riduzione delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. Inoltre questi farmaci riducono l’uricemia, la microalbuminuria, la rigidità arteriosa e l’attivazione del sistema simpatico adrenergico. E’ possibile, quindi, che molteplici effetti siano corresponsabili dei benefici cardiovascolari osservati.
Questi benefici sono ottenuti a fronte di scarsi effetti collaterali.
Il più rilevante é rappresentato dalle infezioni urogenitali, favorite dalla glicosuria, mentre non si sono osservate differenze rispetto al placebo per quanto riguarda l’incidenza di ipoglicemia, ketoacidosi, insufficienza renale acuta, eventi tromboembolici, fratture, ed eventi attribuibili ad ipovolemia
C’é da aspettarsi, quindi, che gli inibitori del SGLT-2 guadagnino presto un posto importante nella terapia del diabete mellito tipo 2 anche se i risultati riportati in questo studio, riferiti a pazienti diabetici a rischio cardiovascolare particolarmente elevato, non sono immediatamente esportabili a tutti i pazienti diabetici. Infine, non sappiamo se il beneficio osservato sia esclusivo di empagliflozin o se possa essere considerato un effetto di classe.
Fonte
Empagliflozin, Cardiovascular Outcomes, and Mortality in Type 2 Diabetes. Zinman B, Wanner C, Lachin JM, Fitchett D, Bluhmki E, Hantel S, Mattheus M, Devins T, Johansen OE, Woerle HJ, Broedl UC, Inzucchi SE; EMPA-REG OUTCOME Investigators. N Engl J Med. 2015 Sep 17. [Epub ahead of print]
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