Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Nov 24, 2015 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Fibrillazione atriale, Farmaci Ictus -Tia, Novità dalla ricerca, Novità Fibrillazione Atriale, Novità Homepage, Novità Ictus Tia Commenti disabilitati su Rischio di ictus: più alto con fibrillazione persistente
Non é ben chiaro se il rischio di ictus cerebrale correlato alla fibrillazione atriale (FA) sia indipendente dalle caratteristiche temporali dell’aritmia e, in particolare, se vi siano differenze significative nel profilo di rischio dei pazienti nei quali la fibrillazione (FA) si risolve spontaneamente (FA parossistica) rispetto a quelli nei quali essa tende a persistere (PA persistente o permanente).
Gli autori dello studio Incidence of Stroke or Systemic Embolism in Paroxysmal Versus Sustained Atrial Fibrillation hanno voluto studiare questa problematica utilizzando un registro di pazienti giapponesi con fibrillazione atriale (Fushimi AF Registry). Il campione è stato suddiviso in due categorie: FA parossistica (N=1.588) o FA sostenuta, persistente o permanente, (N=1.716).
I pazienti con fibrillazione parossistica erano più giovani, con minor numero di comorbilità, meno frequentemente sottoposti a terapia anticoagulante. In questi pazienti si é osservata una incidenza significativamente inferiore di ictus o di embolia sistemica sia nel sottogruppo non anticoagulato (HR 0.45, IC95% 0.27-0.75, p<0.01) sia nel sottogruppo sottoposto a terapia anticoagulante (HR 0.59, IC95% 0.35-0.93, p=0.03).
Analoga differenza si é riscontrata considerando l’end-point composito costituito da ictus, embolia sistemica, e mortalità totale. Inoltre, il pattern della fibrillazione (FA) é risultato un fattore di rischio indipendente di evento tromboembolico anche in una analisi multivariata.
Gli autori concludono affermando che la fibrillazione parossistica espone a un rischio tromboembolico inferiore rispetto alle forme sostenute e che di ciò si dovrebbe tener conto nel valutare l’indicazione alla terapia anticoagulante, soprattutto nei pazienti nei quali non sono presenti fattori di rischio aggiuntivi.
Le attuali linee guida sul trattamento della fibrillazione atriale prevedono che “la scelta della terapia antitrobotica dovrebbe essere basata sul rischio tromboembolico indipendentemente da fatto che la fibrillazione atriale abbia un andamento parossistico, persistente o permanente” (linee guida AHA/ACC/HRS 2014). E’ opportuno, quindi, attenersi a questa indicazione fino a quando ulteriori studi non ci diano la possibilità di compiere una scelta terapeutica basata su di una più fine valutazione del profilo di rischio del paziente.
Fonte
Incidence of Stroke or Systemic Embolism in Paroxysmal Versus Sustained Atrial Fibrillation: The Fushimi Atrial Fibrillation Registry.Stroke. 2015 Oct 29. pii: STROKEAHA.115.010947. [Epub ahead of print]
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