Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
L’anticoagulante dabigatran ha anche un effetto sulla riduzione dei grassi (lipidi) del sangue. La nuova attività del farmaco, impiegato per la prevenzione dell’ictus, è simile a quello di una blanda statina, comunemente usata per abbassare il colesterolo. Nello studio sono stati considerati 2.513 soggetti dello studio RE-LY che ha confrontato l’uso di 2 diversi dosaggi di dabigatran (110 e 150 mg) e terapia con warfarin (un altro anticoagulante) in pazienti con fibrillazione atriale (AF) e aumentato rischio di ictus.
I ricercatori Heart hanno analizzato i livelli di apolipoproteina B (ApoB) e ApoA1 per 3 mesi nei due gruppi trattati con dabigatran (alto e baso dosaggio) e in quello con warfarin.
L’apolipoproteina B è la principale componente proteica della lipoproteina a bassa densità (LDL o colesterolo “cattivo”), deputata al trasporto di colesterolo ai tessuti. L’ApoA1 è la proteina principale delle lipoproteine ad alta densità (HDL, il cosiddetto colesterolo “buono”). Questa famiglia di lipoproteine presiede al cosiddetto trasporto inverso del colesterolo, veicolando il lipide in eccesso dai tessuti periferici al fegato. Come è noto, livelli elevati di colesterolo LDL aumentano il rischio della formazione di placche ateroscletoriche a livello dei vasi arteriosi e conseguente trombo, occlusione e infarto.
Nei tre mesi considerati è stata registrata una significativa riduzione della concentrazione di ApoB con dabigatran a basso e alto dosaggio e dabigatran , ma non con warfarin. Rispetto a warfarin, la riduzione di ApoB è stata significativamente maggiore con entrambe le dosi di dabigatran. Le riduzioni delle concentrazioni di ApoA1, invece, non si sono differenziate in modo statisticamente significativo tra i due dosaggi di dabigatran rispetto a warfarin.
La percentuale di riduzione di ApoB osservata con dabigatran è stata di circa il 7%.
Rispetto ad altri ipolipemizzanti, la riduzione di ApoB ottenuta con dabigatran corrisponderebbe a circa il 20%-25% di quella osservata con statine ad alto dosaggio.
L’effetto sui lipidi del nuovo anticoagulante orale (NAO) era indipendente rispetto a quello di altri agenti ipolipemizzanti, suggerendo un indipendente meccanismo di azione, ed era costante tra i partecipanti che ricevevano o meno altri farmaci ipolipemizzanti.
Molti agenti farmacologici hanno effetti pleiotropici in grado di fornire benefici aggiuntivi o, viceversa, causare effetti deleteri.
Un’alta concentrazione di ApoB o un alto rapporto ApoB/ApoA aumentano il rischio di malattia cardiovascolare. Gli studi di prevenzione cardiovascolare sia primaria sia secondaria hanno dimostrato che la diminuzione della concentrazione dei lipidi aterogeni (in primo luogo mediante statine) riduce in modo significativo il rischio di eventi avversi cardiovascolari.
Questo studio è il primo a identificare un potenziale effetto pleiotropico (su più fattori di rischio) sul metabolismo dell’ApoB. Questo dato potrebbe avere un impatto positivo sul metabolismo lipidico nei pazienti trattati con dabigatran. Gli autori però osservano che sono necessari ulteriori studi per caratterizzare il meccanismo di questo effetto e per determinare il suo impatto sugli outcome clinici.
Fonte
Joseph P, Pare G, Wallentin L, et al. Dabigatran etexilate and reduction in serum apolipoprotein B. Heart, 2015 Nov 9. [Epub ahead of print]
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