Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Dic 10, 2015 Redazione Questioni Pratiche, Questioni pratiche - home, Questioni Pratiche - Prevenzione Primaria, Questioni Pratiche - Prevenzione Secondaria, Questioni Pratiche - Vasculopatie, Questioni Pratiche ipertensione Commenti disabilitati su Rigidità arteriosa: come si misura e quali informazioni fornisce
E’ nozione comune che la rigidità delle arterie di grosso calibro sia una conseguenza dell’invecchiamento e di alcune patologie quali il diabete mellito e l’ipertensione arteriosa e che essa sia correlata con un aumento della pressione arteriosa differenziale.
Tuttavia, solo recentemente lo studio delle proprietà funzionali delle grandi arterie é uscito dall’ambito della ricerca fisiopatologica per diventare un parametro di interesse clinico. Numerosi studi, infatti, hanno dimostrato la correlazione tra rigidità aortica e morbilità e mortalità cardiovascolare mentre sono state messe a punto tecniche di valutazione non invasiva praticabili in ambulatorio.
Come si misura
Sono state proposte varie metodiche, quella più facilmente applicabile in condizioni non sperimentali si basa sulla misura della velocità di propagazione dell’onda sfigmica PWV (pulsa wave velocity).
L’onda di pressione generata dalla contrazione del ventricolo sinistro non si manifesta istantaneamente su tutto l’albero arterioso, motivo per cui i polsi radiale e femorale si percepiscono con un lieve ritardo rispetto al polso carotideo e ai toni cardiaci. Come tutti i fenomeni ondulatori essa si propaga lungo le arterie con una velocità che dipende anche dalla elasticità delle pareti. In condizioni normali la velocità di propagazione dell’onda sfigmica lungo l’aorta é di 4-8 m/s ma aumenta progressivamente quando il vaso perde elasticità e diviene sempre più rigido.
La PWV si può determinare posizionando un sensore di pressione (fonometro) sulla carotide comune e sulla arteria femorale e misurando l’intervallo di tempo (Δt) che intercorre tra il passaggio dell’onda sfigmica ai due livelli. Misurando direttamente la distanza (ΔL) tra il punto di palpazione del polso carotideo ed il punto di palpazione del polso femorale si può determinare la velocità dell’onda sfigmica mediante il semplice rapporto PWV = ΔL / Δt.
Nonostante vi sia una relazione continua tra rigidità arteriosa ed eventi cardiovascolari, la soglia di normalità per la PWV caortido-femorale é stata fissata a 10 m/s.
Da cosa dipende
I fattori correlati con la perdita della elasticità della parete aortica sono molteplici (vedi tabella).
I più comuni sono l’età, l’ipertensione ed il diabete. Bisogna anche considerare che, indipendentemente dalla causa che l’ ha determinata, la rigidità aortica é a sua volta causa di ipertensione ed in particolare della ipertensione sistolica isolata e dell’aumento della pressione differenziale che tipicamente si riscontrano nei soggetti anziani.
Qual é il significato clinico
Le linee guida europee sulla ipertensione del 2013 inseriscono la rigidità arteriosa, valutata come PWV carotido-femorale, tra gli indici di danno d’organo riferito alle arterie insieme all’ABI (indice caviglia-braccio) e alla valutazione ecografica della parete carotidea. In effetti numerosi studi hanno dimostrato come la PWV aortica sia fortemente correlata con l’incidenza di malattie cardiovascolari in modo indipendente tanto da farla considerare come un nuovo fattore di rischio cardiovascolare. Le linee guida europee sull’ipertensione richiamano l’attenzione sul fatto che la determinazione della PWV aortica può consentire di riclassificare in una fascia di rischio più bassa o più elevata i pazienti che, sulla base dei fattori di rischio “classici” si collocano ad un livello di rischio intermedio.
Implicazioni terapeutiche
Molte classi di farmaci sono state valutate per studiarne l’effetto sulla rigidità arteriosa. Sebbene i farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina si siano rivelati i più efficaci, allo stato attuale non esistono farmaci specificamente indicati per ridurre la rigidità arteriosa. Inoltre non vi sono studi che abbiano dimostrato che la riduzione farmacologica della rigidità arteriosa si traduca in un beneficio in termini di morbilità e mortalità.
Attualmente, quindi, la determinazione della PWV aortica ha solo un significato prognostico ma non ha conseguenze sull’approccio terapeutico. C’é tuttavia da attendersi che nel prossimo futuro la disponibilità di strumenti di semplice utilizzo e a basso costo insieme alla produzione di nuove evidenze possa rendere la rigidità arteriosa un parametro di uso comune nella prevenzione e nel trattamento della malattia aterosclerotica
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