Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Gen 11, 2016 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Dislipidemie, Novità dalla ricerca, Novità Dislipidemie, Novità Homepage, Novità Prevenzione Secondaria Commenti disabilitati su Le statine aumentano il rischio di danno renale. Servono studi real life
L’assunzione a lungo termine delle statine può favorire l’instaurarsi di un danno renale. A questa sorprendente conclusione giungono gli autori di uno studio retrospettivo realizzato in California mediante un database assicurativo.
Gli autori hanno confrontato i dati clinici di 6342 pazienti trattati con statine con quelli di altrettanti pazienti che non ne hanno fatto uso, appaiati mediante la metodica statistica del propensity score che consente di minimizzare l’effetto di numerosi possibili confondenti. I pazienti sono stati seguiti con un follow-up mediano di 6.4 anni.
E’ così risultato che i pazienti trattati con statine hanno una probabilità significativamente più elevata, dal 30% al 36%, di incorrere in insufficienza renale acuta, danno renale cronico ed altre nefropatie.
La maggiore probabilità di sviluppare un danno renale cronico é risultata statisticamente significativa anche in un sottogruppo di pazienti esenti da significative comorbilità: diabete, cardiopatie, nefropatie croniche e altre condizioni che avrebbero potuto limitare l’aspettativa di vita o l’attività fisica. Inoltre, l’associazione é risultata più debole nei pazienti che, durante il follow-up, hanno sviluppato altre patologie, suggerendo la possibilità che esse possano aver contribuito allo sviluppo della nefropatia.
I risultati di questo studio possono apparire paradossali, soprattutto considerando che l’insufficienza renale cronica é un importante fattore di rischio cardiovascolare e una indicazione all’uso delle statine. La stessa nota AIFA 13 classifica i pazienti con filtrato glomerulare tra 30 e 59 ml/min/1.73m2 e quelli con filtrato tra 15 e 29 ml/min/1.73m2 rispettivamente tra i pazienti a rischio alto o molto alto con target LDLc 100 e 70 mg/dl.
Il fenomeno é paragonabile a quanto riscontrato a proposito degli effetti delle statine sulla glicemia. E’ stato osservato, infatti, che l’assunzione di statine aumenta il rischio di sviluppare il diabete mellito e ciò é in apparente contrasto con l’ampio utilizzo delle statine nei pazienti diabetici.
Queste osservazioni non devono indurre medici e pazienti, soprattutto quelli ad alto rischio cardiovascolare o in prevenzione secondaria, a sospendere il trattamento con statine. Il maggior rischio di nefropatia, infatti potrebbe essere largamente controbilanciato dai benefici. Tuttavia appare sempre più evidente la necessità di disporre di dati “real-life” sull’utilizzo a lungo termine delle statine, particolarmente nei soggetti in prevenzione primaria.
Fonte
Statin Use and the Risk of Kidney Disease with Long Term Follow-up (8.4-years Study).Am J Cardiol 2015; DOI: 10.1016/J.AMJCARD.2015.11.031
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