Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Feb 19, 2016 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Dislipidemie, Farmaci Prevenzione primaria, Novità dalla ricerca, Novità Dislipidemie, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Statine utili anche in pazienti a basso rischio
L’utilità delle statine nei pazienti che hanno subito un evento cardiovascolare (prevenzione secondaria) é fuori discussione. Non altrettanto si può dire per i pazienti in prevenzione primaria a basso rischio. In realtà sappiamo che, a livello individuale, l’applicazione dei vari algoritmi per la stima del rischio cardiovascolare, che necessariamente tengono conto solo di alcuni fattori, può essere fallace per la coesistenza di fattori di rischio non valutati o per la presenza di danno d’organo asintomatico.
Gli autori dello studio Statins for Prevention of Cardiovascular Events in a Low-Risk Population With Low Ankle Brachial Index hanno valutato l’efficacia delle statine in soggetti a basso rischio cardiovascolare ma con un indice caviglia-braccio (ABI = ankle-brachial index) patologico, utilizzando i dati contenuti in un database della Medicina Generale Catalana.
Nel periodo compreso tra il 2006 e il 2013 sono stati selezionati i pazienti di età compresa tra 35 e 85 anni, esenti da pregressi eventi cardiovascolari e caratterizzati da un ABI ≤ 0.95. Mediante la tecnica statistica del Propensity Score Matching sono stati identificati i pazienti trattati con statine e un pari numero di pazienti non trattati. E’ stata così costituita una coorte di 5.480 soggetti (età media 67 anni, 44% donne) per i quali sono stati registrati gli eventi cardiovascolari maggiori e la mortalità.
Dopo un follow-up mediano di 3,6 anni si é riscontrata una incidenza pari rispettivamente a 19.7 e 24.7 eventi per 1000 anni-persona nei pazienti trattati e nei non trattati (Hazard Ratio = 0.80, NNT a un anno = 200). Una differenza significativa si é riscontrata anche per la mortalità totale: 24.8 contro 30.3 decessi per 1000 anni-persona (Hazard Ratio = 0.81, NNT a un anno 239).
Gli autori concludono affermando che il trattamento con statine é utile anche nei pazienti a basso rischio cardiovascolare con vasculopatia periferica asintomatica e che il beneficio é paragonabile in termini assoluti a quello ottenibile in prevenzione secondaria.
I risultati di questo studio sono molto interessanti anche perché evidenziano l’utilità pratica di un test semplice e poco invasivo come l’indice caviglia-braccio (ABI) che, evidentemente, é molto praticato nell’ambito delle Cure Primarie in Catalogna a differenza di quello che accade in Italia. Questo test, infatti, consente di identificare pazienti che, a dispetto di un profilo di rischio basso, valutato con gli algoritmi predittivi, in realtà hanno già una vasculopatia in atto.
Resta una perplessità in merito al fatto che possano essere ancora considerati “a basso rischio” pazienti con una documentazione, per quanto indiretta, di una vasculopatia periferica.
In Italia, il testo della nota 13 Aifa considera a rischio molto alto i pazienti con “malattia coronarica, stroke ischemico, arteriopatie periferiche, pregresso infarto, bypass aorto-coronarico, …” e consiglia la somministrazione di statine con target LDL < 70 mg/dl.
Fonte
Statins for Prevention of Cardiovascular Events in a Low-Risk Population With Low Ankle Brachial Index. J Am Coll Cardiol. 2016 Feb 16;67(6):630-40. doi: 10.1016/j.jacc.2015.11.052.
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