Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Apr 18, 2016 Giuliana Maria Giambuzzi Novità Cardiopatia Ischemica, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Secondaria Commenti disabilitati su Infarto (IMA): un follow-up più intensivo migliora l’aderenza alla terapia
Nei pazienti che hanno avuto un infarto del miocardio (IMA), l’assunzione della terapia farmacologica evidence-based (beta-bloccanti, inibitori del recettore piastrinico P2Y12, statine e inibitori o bloccanti del recettore dell’angiotensina) migliora la prognosi a lungo termine, ma gli attuali tassi di aderenza alla terapia sono esigui con importanti conseguenze sul tasso di ri-ospedalizzazioni e costi più elevati per il Sistema Sanitario.
Gli autori dello studio Timing of First Postdischarge Follow-up and Medication Adherence After Acute Myocardial Infarction hanno ipotizzato che instaurare un più intenso follow-up dopo infarto acuto del miocardio (IMA) possa impattare positivamente sull’aderenza alla terapia.
A questo proposito è stata condotta un’analisi retrospettiva selezionando dal database di Medicare 20.976 soggetti di età superiore ai 65 anni dimessi dopo un infarto (IMA) tra il 2 gennaio 2007 e 1 ottobre 2010.
I pazienti sono stati raggruppati in base alla tempistica della prima visita clinica di follow-up: entro una settimana, da 1 a 2 settimane, da 2 a 6 settimane, o più di 6 settimane dopo la dimissione dall’ospedale. L’analisi dei dati è stata condotta dal 26 settembre 2014 al 22 aprile 2015. Tra i 20.976 selezionati, 10.381 (49,5%) erano uomini e l’età media era di 75.8 anni.
Nel complesso, la prima visita di follow-up avveniva nel giro di una settimana dalla dimissione nel 26,4% (n. 5.542) dei pazienti, nel giro di 1 o 2 settimane nel 25% (n. 5.246) dei soggetti, in 2-6 settimane nel 32,6% (n. 6830) dei casi, dopo più di 6 settimane nel 16,0% (n.3.358) degli individui.
I tassi di aderenza alla terapia farmacologica per la prevenzione secondaria variava dal 63,4 al 68,7% a 90 giorni e dal 54,4 al 63,5% a un anno dalla dimissione ospedaliera.
Rispetto a coloro che effettuavano una visita di follow-up entro una settimana, nei soggetti il cui follow-up cardiologico era fissato a 1- 2 settimane e a 2- 6 settimane non si rilevava alcuna differenza significativa nell’aderenza alla terapia, tuttavia, i pazienti con un follow-up fissato a più di 6 settimane dopo la dimissione mostravano una minore aderenza alla terapia valutata a 90 giorni (56,8 -61,3% vs 64,7 -69,3%; P <.001) e a un anno (49,5 -57,7% vs 55,4 -64,1%; P <.001) dall’evento acuto.
In conclusione un follow-up cardiologico meno intensivo dopo infarto è associato a una minore aderenza alla terapia sia a breve e che a lungo termine.
Negli ultimi anni si è assistito ad una crescente attenzione sull’aderenza alla terapia e sugli interventi di prevenzione secondaria per contenere le recidive di infarto (IMA) e di conseguenza i costi umani ed economici secondari alle ri-ospedalizzazioni.
Questi risultati supportano il concetto che l’aderenza alla terapia farmacologica può essere influenzata e migliorata attraverso un più stretto follow-up attraverso il quale il medico può effettuare una più attenta valutazione clinica, eseguire una revisione della terapia farmacologica nel caso si presentino eventuali effetti avversi che sono spesso causa di una sospensione della terapia. È possibile inoltre un aggiustamento della dose, l’educazione del paziente e il ricordo, da parte del medico, dell’importanza di una corretta e regolare assunzione della terapia.
Fonte
Timing of First Postdischarge Follow-up and Medication Adherence After Acute Myocardial Infarction.JAMA Cardiol. Published online March 23, 2016
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