Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mag 24, 2016 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci Prevenzione secondaria, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Ictus Tia Commenti disabilitati su Aumentano le prospettive di vita dopo ictus/TIA grazie a terapie tempestive e DAPT
La prognosi dei pazienti che subiscono un ictus minore/TIA é nettamente migliorata negli ultimi anni. Il rischio di un altro evento ischemico a 90 giorni è passato dal 12-20% al 3,7%. Il risultato, riportato in uno studio recente, è frutto, secondo gli autori, di una valutazione più attenta e tempestiva che permette di indirizzare il paziente verso una migliore cura di cui la la duplice terapia antiaggregante con clopidogrel + ASA può rappresentare uno dei fattori determinanti (studio CHANCE).
Gli studi condotti tra il 1997 ed il 2003 avevano stimato che, nei primi 3 mesi dopo un TIA, la prognosi di un nuovo evento ischemico cerebrale o di una sindrome coronarica acuta varia dal 12 al 20%.
Gli autori dello studio One-Year Risk of Stroke after Transient Ischemic Attack or Minor Stroke, recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine, hanno riportato i dati del progetto TIAregistry.org relativi a 4.789 pazienti con ictus/TIA, arruolati tra il 2009 ed il 2011 in un contesto sanitario che consente una valutazione specialistica in tempi rapidi.
Il 78.4% dei pazienti arruolati, infatti, erano stati visitati da uno specialista entro 24 ore dall’esordio dei sintomi di ictus transitorio. Il 33.4% aveva un infarto cerebrale acuto; il 23.3% almeno una stenosi dei vasi intra o extracranici di entità superiore al 50%; il 10.4% aveva una fibrillazione atriale.
Il rischio di ictus a 90 giorni é risultato solo del 3.7%, valore decisamente inferiore rispetto alle stime precedenti (12-20%). Anche a un anno, il rischio di ictus era solo del 5.1%.
Il rischio composito di recidiva di ictus, sindrome coronarica acuta o morte cardiovascolare, a un anno, è stato stimato al 6.2% (intervallo di confidenza al 95%: 5.5 – 7.0%).
L’analisi multivariata ha dimostrato che uno score ABCD2 di 6 o 7, la presenza di infarti multipli cerebrali e l’aterosclerosi delle grandi arterie sono associati a un rischio di ictus più che raddoppiato.
Gli autori ritengono che la bassa incidenza di eventi nella coorte da loro esaminata può essere spiegata da una più intensa e precoce implementazione delle misure di prevenzione secondaria (antiaggreganti, anticoagulanti in caso di fibrillazione atriale, rivascolarizzazione nei pazienti con stenosi carotidea critica, statine, farmaci ipotensivi) in un setting specialistico rispetto a quanto accadeva nel contesto assistenziale delle coorti storiche.
I risultati di questo studio confermano l’utilità di eseguire una valutazione prognostica mediante lo score ABCD2 e di inviare in tempi rapidi il paziente alla valutazione specialistica in quanto una diagnosi accurata e una terapia tempestiva, come mostrato dallo studio CHANCE (doppia terapia antiaggregante con clopidogrel + ASA) possono migliorare significativamente la prognosi del paziente.
Fonte
One-Year Risk of Stroke after Transient Ischemic Attack or Minor Stroke.N Engl J Med 2016; 374:1533-1542
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