Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mag 26, 2016 Redazione News, Novità dalla ricerca, Novità Dislipidemie, Novità Homepage 0
Il colesterolo LDL alto, fattore di rischio per l’infarto, costa più di un miliardo di euro l’anno ed è poco diagnosticato (40%) e poco trattato (il 20% è a target). Il dato è in uno studio presentato nei giorni scorsi a Roma, al ministero della Salute, nell’ambito dell’iniziativa Meridiano Cardio “Lo scenario delle cardiopatie ischemiche: Focus sull’ipercolesterolemia” e realizzato dalla The European House-Ambrosetti con il supporto di Amgen.
L’ipercolesterolemia, come indicato dall’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare, interessa più del 35% della popolazione, ma circa il 40% non sa di avere livelli di colesterolo LDL superiori alla a norma. Tra coloro già in trattamento solo un quinto ( il 24% degli uomini e il 17% delle donne) controlla efficacemente il proprio profilo lipidico. Come se non bastasse, sono proprio i pazienti più a rischio, perché hanno già avuto un evento cardiovascolare, ad essere trattati peggio: il 53% di loro non raggiunge l’obiettivo delle terapie. Poco meno, il 50% dei pazienti con ipercolesterolemia familiare (in Italia uno ogni 200-500 abitanti), non sono a target (Dati Database CORE, Health Search e studio Ifigenia).
Anche il versante dei costi è poco confortante con oltre un miliardo di euro di esborso annuale da parte del sistema sanitario. La ricerca presentata all’evento di Roma, coordinata da Francesco Mennini, docente di Economia Sanitaria all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ha analizzato i flussi informativi sanitari della regione Marche, legati alle prestazioni farmaceutiche, all’assistenza specialistica e al trattamento ospedaliero per soggetti con ipercolesterolemia. In base ai dati raccolti i ricercatori hanno stimato che a livello nazionale il costo dell’ipercolesterolemia è di 1,2 miliardi di euro, di cui solo un miliardo per le ospedalizzazioni (96%). Alla cifra vanno aggiunti circa 40 milioni di costi sanitari diretti (32,2 milioni per i farmaci e 9,1 milioni per le visite) e i costi indiretti per la perdita di produttività e quelli previdenziali: sono stati infatti 318.563 gli assegni di invalidità erogati dall’Inps nel solo periodo 2010-2012.
In questo scenario, la nuova classe di farmaci inibitori dell’enzima PCSK9, come evolocumab già prescrivibile in centri ospedalieri o di specialisti (cardiologo, endocrinologo, internista) e alirocumab, in via di approvazione, estendono la possibilità di cura a nuove tipologie di pazienti esposti a rischio cardiovascolare.
Nell’ambito del convegno, sono stati illustrati i punti principali del Documento di Consensus Intersocietario tra Anmco, Istituto superiore di sanità (Iss) e altre 16 società scientifiche dal titolo “Colesterolo e rischio cardiovascolare: percorso diagnostico e terapeutico in Italia”, da poco portato a compimento e inviato al ministero della Salute e ad Aifa. Il documento analizza il ruolo dell’ipercolesterolemia nella genesi della malattia cardiovascolare aterosclerotica, con particolare attenzione ai livelli individuali di rischio cardiovascolare. Delinea un percorso fatto di provvedimenti terapeutici come dieta, movimento anaerobico, riduzione dei fattori di rischio con la terapie delle statine, fino ai già citati inibitori PCSK9.
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