Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Giu 22, 2016 Gaetano D'Ambrosio Farmaci, Farmaci diabete, News, Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Homepage 0
Empagliflozin, nato per il diabete, riduce il rischio cardiovascolare e anche l’insorgenza e progressione del danno ai reni. Esponente delle gliflozine, commercializzato come Jardiace, empalgiflozin è il primo di nuova classe di farmaci antidiabetici orali che agisce inibendo i riassorbimento di sodio e glucosio a livello renale (SGLT2) a dimostrare di ridurre, non solo il rischio di eventi cardiovascolari, ma anche di prevenire l’insorgenza e la progressione del danno renale.
Lo dimostra lo stesso studio EMPA-REG OUTCOME disegnato per valutare gli effetti dell’empagliflozin sulle complicanze macro vascolari ma anche su quelle microvscolari, in particolare sul danno renale.
I pazienti con diabete e malattia cardiovascolare e filtrato glomerulare ≥ 30 ml/min/1.73 m2 sono stati randomizzati a ricevere, oltre al trattamento convenzionale, empagliflozin, alla dose di 10 o 25 mg e placebo.
Gli outcome primari dello studio comprendevano l’incidenza o il peggioramento della nefropatia (valutata come progressione alla macroalbuminuria, raddoppio del valore iniziale di creatinina, necessità di ricorrere alla terapia di sostituzione renale o il decesso per cause renali) e la comparsa di albuminuria. Sono stati studiati 7020 pazienti.
L’incidenza o il peggioramento della nefropatia si é verificata nel 12.7% dei pazienti trattati con empagliflozin e nel 18,8% dei pazienti trattati col placebo (P<0.001) mentre non si sono rilevate differenze statisticamente significative per quanto riguarda l’incidenza di albuminuria.
Gli eventi avversi associati al trattamento con empagliflozin (soprattutto infezioni delle vie uro-genitali) si sono verificati nei pazienti con danno renale con analoga frequenza che nella popolazione generale dello studio. In particolare non vi sono state significative differenze tra i pazienti con filtrato glomerulare superiore o inferiore a 60 ml/min/1.73 m2.
In conclusione, i risultati dello studio documentano . Questo effetto risulta particolarmente interessante se si considera che oltre l’80% dei pazienti arruolati era già trattato con un farmaco attivo sul sistema renina-angiotensina (ace-inibitore o sartano).
Bisogna però ricordare che lo studio é stato condotto in pazienti con diabete ad alto rischio cardiovascolare per la presenza di una cardiopatia già diagnosticate per cui i risultati non sono generalizzabili a tutti i pazienti diabetici.
Il meccanismo dell’azione nefroprotettiva dell’empagliflozin é probabilmente multifattoriale. Si ritiene, però, che il ruolo più importante sia svolto dal feedback tubulo-glomerulare, un meccanismo per cui la maggiore quantità di sodio che giunge al tubulo distale e alla macula densa, determina una modulazione del tono arteriolare del glomerulo e una riduzione della iperfiltrazione. Il meccanismo é analogo a quello dei farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina che, dilatando l’arteriosa efferente, riducono la pressione intra-glomerulare.
Ricordiamo, infine, che le gliflozine, per il loro meccanismo d’azione, richiedono che la funzione renale sia efficiente e che pertanto il loro utilizzo non é autorizzato nei pazienti con funzione renale compromessa.
Fonte
Empagliflozin and Progression of Kidney Disease in Type 2 Diabetes.June 14, 2016DOI: 10.1056/NEJMoa1515920
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