Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Lug 25, 2016 Giuliana Maria Giambuzzi Farmaci, Farmaci Fibrillazione atriale, Farmaci Ictus -Tia, Farmaci Prevenzione secondaria, Novità dalla ricerca, Novità Fibrillazione Atriale, Novità Homepage, Novità Ictus Tia, Novità Prevenzione Secondaria Commenti disabilitati su Fibrillazione, anticoagulanti e politerapia: apixaban versus warfarin
Efficacia e sicurezza degli anticoagulanti orali nella prevenzione del tromboembolismo cambiano in caso di polifarmacoterapia?
L’obiettivo di una sottoanalisi dello studio ARISTOTLE è stato proprio quello di determinare se l’effetto del trattamento con apixaban (nuovo anticoagulante orale , NAO) rispetto a warfarin (AntiVK)si differenzia in base al numero di farmaci utilizzati dal paziente con fibrillazione atriale (FA).
A questo proposito, i 18.201 partecipanti allo studio ARISTOTLE sono stati randomizzati a ricevere 5 mg di apixaban due volte al giorno (n = 9.120) o warfarin (target INR 2.0-3.0; n = 9.081). In un’analisi post-hoc, i pazienti sono stati divisi in gruppi in base al numero terapie farmacologiche concomitanti utilizzate al basale (0-5, 6-8, ≥9 farmaci) ed è stato effettuato un follow-up mediano di 1,8 anni.
Ciascun paziente ha assunto una media di sei farmaci al giorno (range interquartile 5-9); la polifarmacoterapia (definita come l’assunzione di ≥ 5 farmaci/die) è stata osservata in 13.932 (76,5%) pazienti. La polifarmacoterapia era più frequente tra i soggetti più anziani, tra le donne e negli Stati Uniti. Il numero di co-morbidità era più elevato nei soggetti che assumevano un numero maggiore di farmaci (0-5, 6-8, ≥9 farmaci), e nei pazienti trattati con farmaci che interagiscono con warfarin o apixaban. La mortalità aumentava in maniera significativa con il numero di farmaci assunti (P <0.001), come anche il tasso di ictus o di embolia sistemica (1,29, 1,48 e 1,57 per 100 anni-paziente, per 0-5, 6-8, e ≥9 farmaci, rispettivamente) e di emorragia maggiore (1.91, 2.46, e 3.88 per 100 pazienti-anno, rispettivamente). Vi era però una riduzione del rischio relativo di ictus o embolia sistemica nei soggetti che assumevano apixaban rispetto a warfarin, indipendentemente dal numero di farmaci assunti. Una minor riduzione del rischio di emorragia maggiore è stata invece rilevata con apixaban rispetto a warfarin con un numero crescente di farmaci assunti.
In sintesi, tre quarti dei pazienti dello studio ARISTOTLE, erano in polifarmacoterapia e manifestavano maggiori co-morbidità, maggiori interazioni tra farmaci, un aumento della mortalità e più alti tassi di eventi tromboembolici e complicanze emorragiche.
In questo contesto di polifarmacoterapia, apixaban ha dimostrato di essere più efficace di warfarin nella prevenzione del rischio tromboembolico, ma altrettanto sicuro.
In un’epoca in cui cresce l’aspettativa di vita e aumenta il numero di sopravvissuti a eventi acuti con diverse co-morbidità, il processo decisionale clinico per quanto riguarda la scelta di intraprendere la terapia antitrombotica in seguito a diagnosi di fibrillazione (FA) è diventato ancora più complesso. Nonostante l’elevato rischio di ictus a cui espone la fibrillazione, la terapia con anticoagulanti orali spesso non viene prescritta a persone anziane, nonostante sia ormai noto che l’under-treatment è associato ad outcomes negativi.
Questo studio ribadisce ancora una volta l’efficacia e la sicurezza dei nuovi anticoagulanti orali (NAO) e sottolinea l’importanza di fondare le decisioni terapeutiche sull’età biologica piuttosto che su quella cronologica.
Fonte
Polypharmacy and effects of apixaban versus warfarin in patients with atrial fibrillation: post hoc analysis of the ARISTOTLE trial.BMJ 2016;353:i2868 (Published 15 June 2016)
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