Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Lug 15, 2016 Gaetano D'Ambrosio Novità dalla ricerca, Novità Fibrillazione Atriale, Novità Homepage 2
Gli algoritmi per la definizione della profilassi antitrombotica nei pazienti con fibrillazione atriale (FA) non tengono conto delle caratteristiche temporali dell’aritmia. Tuttavia é lecito chiedersi se il profilo di rischio dei pazienti nei quali la fibrillazione si risolve spontaneamente (FA parossistica) sia diverso rispetto a quelli nei quali essa tende a persistere (PA persistente o permanente).
Con l’obiettivo di rispondere a questa domanda é stata condotta una revisione sistematica e una meta-analisi che hanno utilizzato i risultati di 12 studi, pubblicati fino a novembre 2014, riguardanti 99.996 pazienti, dai quali era possibile ricavare dati sulla tipologia dell’aritmia e sulla incidenza di tromboembolismo, mortalità e sanguinamenti.
L’analisi dei dati ha dimostrato che i pazienti con fibrillazione (FA) “sostenuta” presentano, rispetto ai pazienti con FA parossistica, un rischio più elevato di tromboembolismo (Hazard Ratio: 1.384; IC95%: 1.191-1.608; P<0.001) e di mortalità per tutte le cause (Hazard Ratio: 1.217; IC95%: 1.085-1.365, P < 0.001). La frequenza dei sanguinamenti, invece, non differisce significativamente (Hazard Ratio: 1.025 IC95%: 0.898-1.170, P = 0.715).
Gli autori concludono affermando che le forme non parossistiche di fibrillazione (FA) sono associate a un più elevato profilo di rischio e che, pertanto, sarebbe necessario disporre di terapie efficaci per prevenire la progressione dell’aritmia e integrare gli algoritmi per la valutazione del rischio tomboembolico con le informazioni relative alle caratteristiche temporali dell’aritmia.
Fonte
The impact of atrial fibrillation type on the risk of thromboembolism, mortality, and bleeding: a systematic review and meta-analysis.Eur Heart J. 2016 May 21;37(20):1591-602
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