Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ago 29, 2016 Redazione Cardiologia di genere, Cardiologia di genere Novità, News, Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Fibrillazione Atriale, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria 0
I pazienti con fibrillazione atriale (FA), che soffrono anche di diabete e sono trattati con insulina, corrono un rischio significativamente maggiore di essere colpiti da ictus o embolia sistemica, rispetto ai pazienti con FA senza diabete (5,2 % vs 1,9% rispettivamente; hazard ratio [ HR ] 2.89 , Intervallo di Confidenza [ CI ] 95 %; 1,67-5,02 ; p = 0,0002) e ai pazienti con diabete e FA ma non trattati con insulina (5,2 % vs 1,8%, rispettivamente; HR 2,96 ; 1,49-5,87; p= 0,0019). È inoltre interessante notare che i pazienti on diabete non trattati con terapia insulinica hanno simile incidenza di eventi tromboembolici rispetto ai pazienti senza diabete (HR 0,97 ; 0,58-1,61 ; P = 0,9 ).
Questi in sintesi i dati presentati al Congresso ESC 2016 (Società Europea di Cardiologia) in corso a Roma dal 27 al 31 agosto, di una sotto analisi del Registro PREFER in AF (PREvention oF thromboembolic events—European Registry in Atrial Fibrillation). Il registro europeo di Daiichi Sankyo analizza i gruppi di pazienti a rischio, i gap degli attuali trattamenti nella gestione della fibrillazione atriale nel contesto clinico del mondo reale, e i trend associati a pazienti con caratteristiche specifiche, inclusa la presenza di alcune comorbidità che predispongono maggiormente a eventi trombotici.
Le donne soffrono più sintomi rispetto agli uomini, anche se il trattamento con anticoagulanti orali è risultato simile nei due sessi. Inoltre, dopo un anno di follow-up, le donne hanno dimostrato il 65% in meno del rischio (corretto per età e Paese di provenienza) di rivascolarizzazione coronarica (95% CI [0,22- 0,56]), il 40% in meno di rischio di sindrome coronarica acuta (0,38-0,93) e il 20% in meno di rischio di insufficienza cardiaca cronica/ frazione di eiezione del ventricolo sinistro ridotta (0,68- 0,96) rispetto agli uomini.
Per lo stesso periodo esaminato non vi è alcuna prova, invece, che uomini e donne differiscano per rischio di ictus, attacco ischemico transitorio, eventi tromboembolici arteriosi ed eventi emorragici maggiori.
Lo studio dunque fornisce anche indicazioni sulle differenze di genere dei pazienti. Ulteriori indagini potranno stabilire se queste differenze possano essere utilizzate per migliorare prevenzione, trattamento e gestione della fibrillazione atriale nei due sessi.
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