Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ago 25, 2016 Redazione News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage 0
Fondamentale l’aiuto psicologico in una situazione drammatica per evitare che a crolli emotivi si aggiungano problemi cardiovascolari. Uno stress acuto, un evento traumatico come il terremoto accaduto il 24 agosto nell’Italia Centrale, se non adeguatamente trattato, ha effetti sulla salute cardiaca aumentando del 15% il rischio di malattia al cuore. In sostanza il primo effetto dello stress è l’attivazione di un ‘sistema di allarme’ che, se rimane sempre acceso, ha come conseguenza la secrezione di alcuni ormoni (adrenalina, noradrenalina, e glucocorticoidi) e l’aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco. Se questo stato prosegue per troppo tempo porta a un inevitabile affaticamento del cuore e dei vasi. Successivamente i vasi tendono ad ispessirsi per resistere al continuo flusso ad alta velocità del sangue il cuore si ‘stanca’ producendo un ispessimento delle pareti del ventricolo sinistro (uno dei più comuni ed importante marker clinici). Ma lo stress innesca anche una produzione eccessiva di globuli bianchi che ‘intasano’ i vasi sanguigni.
A questo meccanismo complesso si deve rispondere con una politica di assistenza psicologico-sociale alle popolazioni colpite dal sisma per non rischiare tra 5-10 anni di assistere a un picco epidemiologico che potrebbe interessare il 15% della popolazione priva di una storia di malattie cardiovascolari, quindi in pazienti altrimenti sani.
Non si deve poi sottovalutare anche l’esposizione acuta e per molte settimane a polveri e particelle ultra fini, macerie, amianto, diossina, metalli pesanti come piombo e residui di lampadine e strumenti elettrici, che possono causare problemi respiratori, tosse, secchezza delle mucose. Fenomeni che, a seconda dell’ampiezza delle aree interessate da crolli, possono essere sovrapponibili a quella che fu chiamata ‘la Sindrome di Ground Zero’ che interessò centinaia di abitanti e soccorritori esposti alle macerie e ai fumi, che, venne calcolato, contenevano detriti in cui erano presenti oltre 2500 contaminanti tossici, che colpì occhi e apparato respiratorio in primis ma, che dopo anni, furono collegati anche ad alcuni casi di tumore, nei soggetti esposti alle fasi di pulitura delle macerie nei mesi successivi.
Fonte
Conferenza stampa lancio ESC 2016. Roma 25 agosto 2016
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