Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Set 26, 2016 Giuliana Maria Giambuzzi News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Ictus Tia 2
Diversi studi epidemiologici hanno documentato che la presenza di forame atriale pervio (PFO, patent foramen ovale) é più frequente non solo nei pazienti con ICTUS/TIA criptogenetico ma anche nei pazienti con emicrania. Da ciò è nata l’ipotesi che la chiusura del PFO possa essere una strategia terapeutica nei pazienti con emicrania refrattaria alla terapia medica.
Gli autori dello studio multicentrico randomizzato Percutaneous closure of patent foramen ovale in migraine with aura, a randomized controlled trial hanno studiato 107 soggetti con emicrania refrattari alla terapia assegnandoli, in maniera casuale, al trattamento di chiusura percutanea del PFO (N = 53) o alla terapia medica (n = 54).
Lo studio è stato prematuramente interrotto a causa dei tempi lenti di arruolamento. Hanno completato i 12 mesi di follow-up 83 pazienti: 40 del gruppo sottoposto ad intervento di chiusura percutanea del PFO, 43 di controllo. Al basale il numero di giorni con emicrania erano 8 (± 4,7 DS) nel gruppo sottoposto ad intervento e 8.3 (± 2.4 DS) nei controlli. La riduzione del numero di giorni con emicrania/mese a 9 e12 mesi dopo la randomizzazione era di 2.9 giorni dopo la chiusura del PFO versus 1.7 giorni nel gruppo di controllo (P = 0,17). La procedura di chiusura percutanea del PFO ha causato cinque eventi avversi senza danni permanenti.
I risultati dello studio, quindi, non consentono di affermare l’efficacia della chiusura dei PFO nei pazienti con emicrania refrattaria anche se i dai ottenuti non escludono che, su una casistica più ampia, si possano ottenere risultati più incoraggianti. Al momento, comunque, la chiusura percutanea del PFO per il trattamento dell’emicrania, in assenza di disturbi cerebrali ischemici, non trova alcuna indicazione nelle linee guida delle società di cardiologia o di neurologia.
Fonte
Percutaneous closure of patent foramen ovale in migraine with aura, a randomized controlled trial.Eur Heart J. 2016 Jul 7;37(26):2029-36. doi: 10.1093/eurheartj/ehw027. Epub 2016 Feb 22.
Gen 19, 2020 Commenti disabilitati su Linee guida per la gestione precoce dei pazienti con ictus ischemico acuto: aggiornamento del 2019
Gen 18, 2020 0
Giu 05, 2019 Commenti disabilitati su Studio RE-SPECT ESUS. I risultati dello studio che confronta dabigatran con Acido Acetilsalicilico (ASA) nei pazienti con ictus embolico
Feb 27, 2019 0
Nov 07, 2020 Commenti disabilitati su Pneumopatia da COVID-19: il punto di vista del Medico Vascolare. “Position paper” patrocinato dalla SIDV e della SIMV
Ott 12, 2020 Commenti disabilitati su Pazienti con diabete tipo 2 a maggior rischio di demenza vascolare rispetto ad altre demenze
Ott 12, 2020 0
Ott 08, 2020 Commenti disabilitati su Studio EMPEROR-Reduced: il vantaggio di Empagliflozin rimane stabile sopra Sacubitril/Valsartan
Ringraziamo il Collega per la sua osservazione riguardante il valore della chiusura del PFO nei pazienti con ictus criptogenetico (il lavoro oggetto di questa recensione fa riferimento ai pazienti con emicrania).
Le linee guida della American Academy of Neurology, recentemente aggiornate, giungono alle seguenti conclusioni.
1. “I clinici dovrebbero far notare ai pazienti che prendono in considerazione la chiusura percutanea del PFO che: questa anomalia è molto comune; si verifica in quasi 1 soggetto su 4; é impossibile determinare con certezza se nel loro caso la pervietà del setto interatriale é stata causa dell’ictus o del TIA; l’efficacia della procedura nel ridurre il rischio di ictus é tuttora incerta; la procedura non é esente da complicanze relativamente rare ma potenzialmente molto gravi”.
2. “In rare circostanze, come nel caso di ictus recidivanti nonostante adeguata terapia medica ed in assenza di altre cause evidenti, si può prendere in considerazione la chiusura percutanea del PFO”.
3. “I clinici non dovrebbero proporre routinariamente la chiusura del PFO ai pazienti con ictus ischemico criptogenertico al di fuori di un contesto di ricerca”.
la societa americana di neurologia mette in dubbio la chiusura del pof anche in prevenzione secondaria. saluti