Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Set 21, 2016 Giuliana Maria Giambuzzi Questioni Pratiche - Palpitazioni Commenti disabilitati su Palpitazioni. Opzioni per la terapia
Le Palpitazioni corrispondono ad una percezione sgradevole del proprio battito cardiaco. Tale sintomo attira l’attenzione sul cuore e costituisce una causa frequente di consultazione medica.
Le palpitazioni possono essere il sintomo di patologie molto diverse tra loro, dalle alterazioni del ritmo (come ad esempio le estrasistoli, la fibrillazione atriale, il flutter, le tachicardie giunzionali o tachicardie ventricolari) che possono comportare un rischio per la vita e richiedono una gestione specialistica; a cause psichiatriche di diversa gravità.
La terapia delle palpitazioni dipende dal loro meccanismo, questo dimostra l’importanza di documentarle per poter formulare una diagnosi di certezza.
Naturalmente, quando si tratta di alterazioni del ritmo cardiaco, è competenza dello specialista stabilire la terapia delle palpitazioni; qui forniremo solo alcuni elementi schematici.
Infine, visto che nella maggior parte dei casi la diagnosi non implica rischi per la vita, fatta eccezione per alcune aritmie ventricolari, è necessario sempre cominciare con il rassicurare il paziente per ridurre la componente di angoscia che aggrava la sintomatologia.
– Palpitazioni non da cause cardiache: la sensazione di palpitazioni non corrisponde ad un’alterazione del ritmo cardiaco. Il paziente è diventato consapevole del proprio battito cardiaco. In questi casi una semplice psicoterapia o dei sedativi leggeri possono essere sufficienti a controllare la sintomatologia. E’ eccezionale che sia necessaria una terapia psichiatrica, come nel caso degli attacchi di panico.
– Battiti prematuri atriali o ventricolari benigni e un ritmo sinusale: il paziente va solo rassicurato.
– Tachicardie ventricolari In assenza di cardiopatia: hanno generalmente una prognosi favorevole e non necessitano di un trattamento specifico. Nei rari casi in cui i battiti prematuri (atriali o ventricolari) si rivelino invalidanti, è possibile il trattamento con Beta-bloccanti, evitando di ricorrere ad antiaritmici di classe I-III (chinidina, flecainide, propafenone, sotalolo), che hanno di per sé un possibile effetto proaritmico.
– Ipertiroidismo: il trattamento di aritmie o tachiaritmie secondarie a ipertiroidismo si avvale di beta-bloccanti.
– Aritmie sostenute sopraventricolari e ventricolari che provocano cardiopalmo richiedono l’invio dei pazienti a specialisti esperti nel trattamento farmacologico ed elettrofisiologico di esse.
– Battiti prematuri ventricolari: l’ablazione con catetere a radiofrequenza non è mai indicata, a meno che essi producano un bigeminismo tale da indurre una bassa portata cardiaca durante lo sforzo e siano monofocali.
– Tachicardie sopraventricolari parossistiche e tachicardie ventricolari: in questi casi l’ablazione con catetere a radiofrequenza è efficace.
Il defibrillatore impiantabile, rappresenta il trattamento standard nei casi in cui l’ablazione sia inefficace o impossibile e l’aritmia minacciosa.
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