Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Ott 04, 2016 Redazione Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su World heart day. Quanto costano le patologie cardiovascolari? #COLCUORE
In occasione della Giornata Mondiale per il Cuore, promossa dalla World Heart Federation il 29 settembre, la Fondazione Italiana per il Cuore (FIpC) Fipc e #Conacuore, che raccoglie 130 associazioni di pazienti, hanno avviato un percorso per sensibilizzare al tema della prevenzione delle patologie cardiovascolari con un corretto stile di vita e la cura di fattori di rischio come l’ipertensione e l’ipercolesterolemia.
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nei Paesi occidentali. Il numero di persone che si ammalano ogni anno è in crescita e l’impatto di queste patologie è in aumento con risvolti non solo in termini di salute, ma anche economici.
Come riporta uno studio di Mennini et al., l’Unione Europea nel 2006 ha speso 110 miliardi di euro per le malattie cardiocircolatorie, pari al 10% della spesa sanitaria globale. In Italia, l’impatto di queste malattie sul SSN ammonta a circa 16 miliardi di euro l’anno, ai si aggiungono circa 5 miliardi come perdita di produttività. Secondo i dati INPS, le malattie del sistema circolatorio rappresentano la prima voce di costo in termini di assegni di invalidità e il 21% del totale delle prestazioni erogate dall’Ente per gruppi di patologie (dati INPS 2001-2015).
Occorre, quindi, pensare a nuove strategie per promuovere la cultura della prevenzione cardiovascolare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, a tale fine ha lanciato la campagna 25by25 con l’obiettivo che i Paesi aderenti raggiungano la riduzione delle malattie croniche non trasmissibili del 25% entro l’anno 2025.
La buona notizia però c’è.
Come è stato dimostrato, una più efficace prevenzione, attivando alimentazione e stile di vita corretti e, in aggiunta, una migliore adesione alle terapie, per coloro che sono in trattamento, è in grado di migliorare la salute della popolazione e ridurre la spesa pubblica.
Ipertensione
Uno studio del 2015 sull’impatto di una corretta adesione terapeutica per la cura della sola ipertensione – uno dei fattori di rischio predominanti delle malattie cardiovascolari – ha dimostrato come, all’interno di una analisi su 5 Paesi Europei, tra i quali l’Italia, ha calcolato che, in una proiezione a 10 anni, il raggiungimento di un livello di aderenza alla terapia del 70% determinerebbe, per l’Italia, un risparmio pari a circa 100 milioni di euro. Il tutto, ovviamente accompagnato da un miglioramento dello stato di salute dei pazienti.
Colesterolo
Tra i diversi fattori di rischio cardiovascolare, un esempio importante è quello relativo al controllo dei livelli di colesterolo nel sangue che, quando elevati, favoriscono la formazione delle placche aterosclerotiche, responsabili di gravi eventi cardiocerebrovascolari, quali angina pectoris, infarto del miocardio, ictus cerebrale, morte improvvisa. L’Istituto Superiore di Sanità stima che il 36% degli uomini e il 40% delle donne italiane siano affetti da ipercolesterolemia medio-alta (colesterolo totale maggiore di 240 mg/dL) e che più della metà della popolazione nazionale presenti valori maggiori di 200 mg/dL e, quindi, oltre la soglia di rischio.
Anche se ad oggi vi è un miglioramento della percentuale di soggetti con ipercolesterolemia, diabete e ipertensione che risultano in trattamento, un numero elevato di persone con tali fattori di rischio non è consapevole di averli e, se ne è consapevole, non segue alcuna terapia o non la segue in modo adeguato. Tra le ipercolesterolemie familiari la forma eterozigote (HeFH) ha una prevalenza stimata che va da 1 soggetto su 200 a 1 soggetto su 500,pari a 14 – 34 milioni di persone nel mondo. Per queste patologie e per le forme ipercolesterolemie resistenti ai trattamenti con statine, sono stati recentemente approvati in Italia una nuova categoria di farmaci biologici, gli inibitori di PCSK9.
Fonte
Cost of poor adherence to anti-hypertensive therapy in five European countries. Eur J Health Econ. 2015 Jan;16(1):65-72. doi: 10.1007/s10198-013-0554-4. Epub 2014 Jan 5.
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