Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Nov 11, 2016 Redazione Farmaci Prevenzione primaria, Novità dalla ricerca, Novità Dislipidemie, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Parkinson e rischio cardiovascolare: poche le statine prescritte
Oltre il 60% dei pazienti con malattia di Parkinson (PD) iniziale ha un rischio cardiovascolare medio/elevato che si associa a un peggioramento del quadro cognitivo e motorio. In questi soggetti sarebbe indicato il trattamento con statine, ma la prescrizione è disattesa. Lo rivela uno studio multicentrico che ha coinvolto i principali istituti neurologici universitari britannicicon l’obiettivo di quantificare il rischio cardiovascolare e l’uso di statine nei pazienti con PD di fase iniziale e il rapporto tra rischio cardiovascolare, gravità di PD e fenotipo.
I partecipanti allo studio sono stati arruolati in modo prospettico sia nell’UK Tracking Parkinson’s study sia nell’Oxford Parkinson’s Disease Centre (OPDC) Discovery study. Il rischio cardiovascolare è stato quantificando considerando il calcolatore QRISK2 (rischio elevato: =/> 20%; rischio medio: =/> 10% e < 20%; rischio basso: < 10%) la severità motoria e il fenotipo sono stati valutati utilizzando la Movement Disorder Society Unified PD Rating Scale (UPDRS) e il Montreal cognitive assessment.
Lo studio ha interessato 2.909 soggetti con PD di recente insorgenza, età media 67,5 anni (63,5% di sesso maschile) durata media di malattia di 1,3 anni. Il 33,8% dei casi aveva un rischio cardiovascolare elevato, il 28,7% medio e il 22,3% basso, mentre il 15,2% dei casi aveva una patologia cardiovascolare accertata (CVD, cardiovascular disease).
L’aumento del rischio cardiovascolare e la presenza di CVD sono risultati associati a un’età più avanzata (P < 0,001), a un peggiore score motorio (P < 0,001), a un maggiore decadimento cognitivo (P < 0,001) e a un peggiore fenotipo motorio (P = 0,0 21).
Le statine erano prescritte nel 37,2% dei soggetti ad alto rischio cardiovascolare, nel 15,1% di quelli a medio rischio e nel 6,5% di quelli a basso rischio e nel 75,3% nei pazienti con CVD accertata.
Gli autori osservano che la terapia con statine è sottoutilizzata nei pazienti con malattia di Parkinson iniziale, mentre i tassi di prescrizione sono molto superiore nei soggetti con PD e manifesta CVD.
Lo studio britannico quindi conferma quanto già registrato in altri trial sul legame tra fattori di rischio cardiovascolare e un peggiore stato neurologico: soggetti con PD e diabete hanno un peggiore quadro cognitivo globale, un maggiore decadimento assiale e una più rapida progressione in termini di punteggi motori, mentre i pazienti con PD e ipertensione hanno funzione esecutiva e memoria ritardata. Oggi la malattia cardiovascolare e malattia di Parkinson è abitualmente un’indicazione alla terapia con statine, ma è meno chiaro se i fattori di rischio cardiovascolare influenzino il fenotipo del PD e se le statine siano prescritte appropriatamente.
Al di là delle line guida sulla prevenzione cardiovascolare primaria e secondaria, le statine sono di particolare interesse nel PD come possibili neuroprotettori dato il loro ruolo benefico nell’attenuazione della risposta infiammatoria (compresa la produzione di fattore di necrosi tumorale-alfa, ossido nitrico e superossido), la riduzione dell’accumulo di alfa-sinucleina e l’alterazione della modulazione dei recettori dopaminergici D1/D2.
Gli autori concludono che un maggiore uso delle statine nei pazienti con PD in fase iniziale e con aumentato rischio cardiovascolare potrebbe, non solo ridurre gli eventi cardiovascolare acuti, ma anche diminuire il danno cronico cardiovascolare e, pertanto, rallentare la progressione del declino motorio.
Fonte
Statins are underused in recent-onset Parkinson’s disease with increased vascular risk: findings from the UK Tracking Parkinson’s and Oxford Parkinson’s Disease Centre (OPDC) discovery cohorts. J Neurol Neurosurg Psychiatry, 2016;87(11):1183-1190.
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