Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Dic 18, 2016 Gaetano D'Ambrosio Farmaci Prevenzione primaria, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Coxib e FANS nell’artite: sicurezza simile sul rischio cardiovascolare
I coxib sono sul banco degli imputati per la tollerabilità cardiovascolare da quando il rofecoxib é stato ritirato dal commercio nel 2004 per essere stato associato ad un aumento degli eventi cardiovascolari.
Anche per il celecoxib, utilizzato a dosi più elevate di quelle raccomandate in un trial di prevenzione oncologica, vi era stata una segnalazione di maggiore incidenza di eventi cardiovascolari.
La causa di questo fenomeno é stata attribuita al fatto che i coxib inibiscono preferenzialmente la cicloossigenasi 2, enzima che catalizza la sintesi delle prostaglandine pro-infiammatorie, ma anche di quelle che esercitano a livello endoteliale un’azione vasodilatatrice e antiaggregante. Nei FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) questo effetto sarebbe bilanciato dall’azione inibitoria che essi esercitano anche sulla cicloossigenasi 1 la quale, oltre a produrre le prostaglandine che proteggono la mucosa gastrica, sono responabili della sintesi, nelle piastrine, delle prostaglandine che ne favoriscono l’aggregazione.
Per verificare la sicurezza cardiovascolare del celecoxib nei confronti dei FANS, é stato condotto uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, di non inferiorità che ha arruolato 24.081 pazienti a rischio cardiovascolare aumentato, affetti da osteoartrosi o artrite reumatoide, randomizzati ad un trattamento con celecoxib (dose media 209±37 mg), naprossene (852±103 mg) o ibuprofene (2045±246 mg) e seguiti con un follow-up medio di 34.1 mesi. A tutti venivano somministrati anche da 20 a 40 mg di esomeprazolo a scopo gastroprotettivo. I pazienti che erano trattati con ASA a basse dosi a scopo antiaggregante, continuavano ad assumere questa terapia.
L’obiettivo dello studio era valutare la non inferiorità del celecoxib, rispetto ai due FANS, nei confronti di un outcome primario composto da morte cardiovascolare (incluso il decesso per cause emorragiche), infarto miocardico ed ictus non fatale.
Nel corso del follow-up il 68.8% dei pazienti ha smesso di assumere la terapia assegnata mentre il 27,4% ha interrotto il follow-up.
I risultati dell’analisi dei pazienti trattati con i tre farmaci (si veda la tabella) ha documentato la non inferiorità del celecoxib, utilizzato a dosi moderate, rispetto a naprossene e ibuprofene, per quanto riguarda gli eventi cardiovascolari.
Come prevedibile, celecoxib ha determinato, rispetto ai FANS, una minore incidenza di emorragie gastro-intestinali, nonostante il fatto che tutti i pazienti abbiano ricevuto una gastroprotezione.
Sulla base di questi risultati, quindi, il celecoxib, utilizzato ai dosaggi raccomandati, non sembra influenzare il rischio cardiovascolare in misura maggiore rispetto ai FANS non selettivi.
Ricordiamo tuttavia che FANS e coxib sono da evitare nei pazienti con scompenso cardiaco e che i coxib sono controindicati nei pazienti con cardiopatia ischemica o altre forme di vasculopatia aterosclerotica.
Fonte
Cardiovascular Safety of Celecoxib, Naproxen, or Ibuprofen for Arthritis.The New England journal of medicine. Published online November 13 2016. DOI: 10.1056/NEJMoa1611593
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