Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Feb 23, 2017 Redazione News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Ictus Tia 1
L’ictus è la terza causa di mortalità e la prima causa di disabilità nei paesi avanzati. Negli ultimi 30 anni ci sono stati progressi significativi nel trattamento acuto dell’ictus, ad esempio l’uso di farmaci che possono dissolvere un trombo (trombolitici) o, più recentemente, strumenti che permettono attraverso l’inserzione di un catetere nelle arterie cerebrali di migliorare la circolazione rimuovendo il trombo (trombectomia).
I deficit neurologici post ictus /stroke sono molto diversi a seconda dell’area del cervello colpita, ma questa eterogeneità è stata osservata solo in casi singoli o in piccole casistiche. Inoltre non sono chiari i fattori clinici o anatomici in grado di prevedere il miglioramento nei mesi successivi all’ictus. I deficit si presentano con una frequenza diversa nei pazienti: 80-85% motori; 40-50% somatosensoriali; 20-25% linguaggio e afasia; 15-20% visivi; 25-30% attenzione; 15-25% memoria. Generalmente, dopo uno stroke sono presenti più deficit contemporaneamente.
La possibilità di identificare i deficit più comuni e i fattori che ne controllano il recupero è fondamentale per una adeguata allocazione delle risorse, ad esempio decidere quando continuare o interrompere la riabilitazione, o per misurare in modo sensibile l’efficacia di nuovi trattamenti.
Uno studio italo americano, recentemente pubblicato, ha individuato due gruppi di deficit correlati in grado di spiegare la maggioranza delle disabilità post ictus: specificatamente, deficit del movimento e dell’attenzione, da un lato, e deficit di memoria e linguaggio, dall’altro.
Il trial dimostra come questi deficit canonici migliorino rapidamente nei primi 3 mesi in circa il 70% dei pazienti e più lentamente fino a 12 mesi. Inoltre, se l’ictus danneggia la sostanza bianca del cervello, i deficit recuperano significativamente meno.
Lo studio, finanziato dal National Institute of Health, Bethesda, USA, ha coinvolto un gruppo di 132 pazienti (età media 54 +/- 11 anni, 71 maschi) con un caso di primo ictus. I dati sono stati raccolti con 44 test neuropsicologici che hanno indagato tutte le funzioni principali (movimento, linguaggio, cognizione, memoria, emozioni etc) longitudinalmente per 1-2 settimane, 3 mesi e 12 mesi. Estensione e posizione dell’ictus sono stati misurati con risonanza magnetica nucleare (RMN) strutturale.
Gli autori concludono che, in base a questi dati, la riabilitazione deve concentrarsi nel trattamento congiunto dei deficit di movimento e attenzione, da un lato, e deficit di memoria e linguaggio dall’altro; il massimo dello sforzo riabilitativo deve essere concentrato nei primi tre mesi; i pazienti con lesioni della sostanza bianca sono più a rischio di disabilità permanente.
Fonte
Behavioural clusters and predictors of performance during recovery from stroke.Nature Human Behaviour 1, Article number: 0038 (2017).Published online:
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