Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Feb 20, 2017 Redazione News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria 0
In Italia solo una struttura sanitaria su due (51%) arriva a trattare i 100 casi di infarto all’anno, il volume minimo di attività fissato dal Ministero della Salute. La percentuale scende al 24% se si prendono in esame gli interventi di by pass aorto-coronarico o di aneurisma addominale non rotto.
Il dato emerge da un’indagine di Doveecomemicuro.it, il primo motore di ricerca che aiuta i cittadini nella scelta della struttura sanitaria da preferire e rappresenta un campanello d’allarme non soltanto in termini di riorganizzazione della rete ospedaliera. Come dimostra una vasta letteratura scientifica, infatti, i volumi hanno un notevole impatto sulla qualità della struttura: dove si fanno più interventi è più probabile che gli esiti siano migliori.
In letteratura è ormai noto da tempo che per molte malattie e interventi esiste un’associazione tra il volume di attività e l’esito delle cure, soprattutto in termini di mortalità intra-ospedaliera o a 30 giorni dal ricovero/intervento. In particolare, la mortalità a 30 giorni si riduce all’aumentare dei volumi di attività ovvero: maggiore è il numero di ricoveri per infarto miocardico acuto o di interventi di bypass aorto-coronarico che una struttura esegue, più alto è il grado di esperienza e la qualità dell’assistenza offerta.
Per quanto riguarda l’infarto miocardico acuto, le strutture più virtuose, che rispettano i volumi minimi di ricoveri, sono principalmente al Nord (45%), seguono il Sud e le Isole (34% complessivo) il Centro Italia (21%). L’Emilia Romagna si distingue con l’Ospedale di Parma e l’Arcispedale Sant’Anna (Cona). La Campania con l’Azienda Ospedaliera A. Cardarelli di Napoli.
Se si tiene conto della minore mortalità a 30 giorni dal ricovero nel rispetto dei volumi, la classifica dei cinque migliori ospedali riserva qualche sorpresa. Al primo posto troviamo l’Ospedale Civile di Guastalla (Emilia Romagna) seguito dallo Stabilimento San Bartolomeo di Sarzana (Liguria), l’Ospedale di Bentivoglio (Emilia Romagna), l’Ospedale Civile San Giovanni di Dio – Frattamaggiore, Napoli (Campania) e l’Ospedale Santa Croce – Castelnuovo Garfagnana, Lucca (Toscana).
Per gli interventi di by pass aorto-coronarico la situazione peggiora: il 76% delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate non rispetta i volumi minimi (200 interventi chirurgici all’anno per struttura). Il 24% virtuoso è distribuito nel territorio senza grandi differenze geografiche. In cima alla classifica degli ospedali che effettuano più interventi di by-pass ci sono: l’Azienda Ospedaliera OO.RR. San Giovanni di Dio e Ruggi, Salerno (Campania), l’Ospedale Borgo Trento, Verona (Veneto), la Casa di Cura Sant’Anna Hospital, Catanzaro (Calabria).
Tra le prime cinque strutture che, anche in questo caso, rispettano i volumi minimi e hanno un basso tasso di mortalità troviamo al primo posto Città di Lecce Hospital (Puglia), Ospedale di Parma (Emilia Romagna), Ospedale Mazzini, Teramo (Abruzzo), Casa di Cura Sant’Anna Hospital, Catanzaro (Calabria) e Fondazione Gabriele Monasterio, Pisa (Toscana).
Per avere il quadro complessivo degli interventi al cuore in Italia, Doveecomemicuro.it ha preso in considerazione anche l’intervento di aneurisma all’aorta addominale non rotto, ovvero quell’intervento usato per correggere una dilatazione dell’aorta addominale prima che questa si rompa. La situazione in Italia è simile a quella del by-pass: il 76% delle strutture non rispetta i volumi minimi (60 interventi annui). La distribuzione di queste strutture è a favore del Nord Italia (56%), con una menzione all’Ospedale San Raffaele di Milano (Lombardia), il Presidio Molinette di Torino (Piemonte) e il Policlinico Umberto I a Roma.
Considerando le strutture con minor tasso di mortalità e che rispettano i volumi minimi, emergono come migliori Azienda Universitaria Careggi di Firenze (Toscana), Presidio Ospedaliero Spedali Civili di Brescia (Lombardia), Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (Toscana), Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana (Toscana), Fondazione Poliambulanza di Brescia (Lombardia).
Il volume di attività di una struttura sanitaria è una caratteristica misurabile del processo e ha un impatto sull’efficacia e sull’esito delle cure. Il rispetto delle soglie ministeriali influirebbe quindi positivamente sulle prestazioni relative alle malattie del sistema circolatorio che rappresentano da anni, insieme ai tumori, la più frequente causa di morte in Italia.
Se tra gli uomini queste due patologie hanno lo stesso peso (il 34% circa), tra le donne le malattie cardiovascolari (41,2%) superano di molto i tumori (25,2%). Più ci si sposta verso età più elevate e più questa tendenza è evidente: dopo i 75 anni infatti le malattie del sistema circolatorio sono la prima causa di morte in entrambi i generi.
Doveecomemicuro.it mette a disposizione di tutti gratuitamente un database di oltre 1.300 strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate SSN e oltre 700 strutture territoriali (poliambulatori, centri diagnostici, case della salute, centri specialistici), con oltre 400.000 informazioni. Le valutazioni si basano su fonti ufficiali come il Programma Nazionale valutazione Esiti (PNE), gestito dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) per conto del Ministero della Salute.
Fonte
Doveecomemicuro.it
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