Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 29, 2017 Gaetano D'Ambrosio Farmaci diabete, Farmaci Scompenso cardiaco, News, Novità dalla ricerca, Novità Diabete, Novità Homepage, Novità Scompenso cardiaco 0
Gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio 2 (SGLT2), detti anche gliflozine, sono efficaci nel ridurre mortalità e ospedalizzazione per scompenso anche in pazienti con diabete a rischio cardiovascolare non elevato e in condizioni di real-life.
Sono i risultati dello studio CVD-REAL, comunicati nel corso dell’edizione 2017 del congresso dell’American College of Cardiology tenutosi a metà marzo a Washington. Lo studio, osservazionale e non randomizzato, ha utilizzato i dati di grandi registri in Germania, Svezia, Stati Uniti e Regno Unito, all’interno dei quali sono stati individuati i pazienti con diabete mellito tipo 2 per i quali era stata iniziata una terapia con un inibitore della SGLT-2 (canagliflozin, dapagliflozin, empagliflozin), appaiandoli, in rapporto 1:1, con altrettanti pazienti ai quali veniva somministrato per la prima volta un altro farmaco antidiabetico.
I pazienti avevano una età media di 57 anni, il 44% erano donne. Solo il 13% di essi era affetto da una malattia cardiovascolare e solo il 3% da malattia renale cronica.
Su un numero complessivo di 364.828 pazienti seguiti per oltre 175.000 anni-persona sono stati rilevati 734 nuovi casi di scompenso cardiaco. I pazienti trattati con inibitori di SGLT2 hanno presentato, in tutti i paesi, una riduzione della incidenza di scompenso che, complessivamente, é quantificabile in circa in 50%.
Lo studio EMPA-REG ha dimostrato l’efficacia di empagliflozin nel ridurre i decessi e le ospedalizzazioni per scompenso in pazienti con diabete ad alto rischio cardiovascolare, affetti da cardiopatia documentata.
I risultati dello studio CVD-READ, con tutti i limiti che derivano dal disegno sperimentale, ha dimostrato che gli SGLT2 sono efficaci anche al di fuori di un contesto sperimentale e che producono un beneficio anche in pazienti con un profilo di rischio cardiovascolare più basso. Inoltre, poiché le varie molecole sono utilizzate in proporzione molto diversa nei paesi coinvolti nello studio, si può ragionevolmente ipotizzare che l’effetto cardioprotettivo sia caratteristico dell’intera classe e non di una singola molecola.
Fonte
Lower Rates of Hospitalization for Heart Failure and All-Cause Death in New Users of SGLT-2 Inhibitors: The CVD-REAL Study.American College of Cardiology – Washington – 2017
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