Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mar 27, 2017 Gaetano D'Ambrosio Cardiologia di genere Novità, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Rischio cardiovascolare e cure per il cancro. Il documento italiano di cardioncologia
Le malattie cardiovascolari e il cancro sono tra le prime cause di morte su scala mondiale. Insieme rappresentano la causa di circa i due terzi di tutti i decessi e spesso condividono gli stessi fattori di rischio.
I progressi della terapie sia in ambito cardiologico che oncologico e il progressivo invecchiamento della popolazione hanno fatto sì che oggi spesso le due patologie coesistano. In particolare, molti pazienti con neoplasia sopravvivono a lungo alla malattia o possono essere considerati guariti e rientrano in un protocollo di sorveglianza del rischio cardiovascolare reso più rilevante dai possibili effetti a breve e a lungo termine dei trattamenti oncologici.
E’ nata così la branca della cardioncologia che si occupa dei vari e complessi aspetti che riguardano:
– la valutazione del profilo di rischio cardiovascolare del paziente in previsione del trattamento oncologico;
– la prevenzione, la diagnosi e la terapia del danno cardiaco durante il trattamento oncologico;
– la sorveglianza a lungo termine dei possibili effetti cardiovascolari tardivi della chemio terapia, della radio terapia e della terapia ormonale.
In questo contesto si colloca molto opportunamente il documento di consenso pubblicato sull’ultimo numero del Giornale Italiano di Cardiologia che, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, propone dettagliati criteri di gestione nei diversi scenari clinici che possono configurarsi.
Riassumiamo alcune indicazioni pratiche che riguardano la gestione del follow-up, di particolare interesse per il Medico di Medicina Generale.
Tutti i pazienti sottoposti a terapia antitumorale dovrebbero essere incoraggiati ad adottare uno stile di vita sano, potenziando l’attività fisica, abolendo il fumo di sigaretta ed il consumo di alcool.
I pazienti trattati con antracicline, la cui tossicità può manifestarsi, anche a distanza di anni, con una compromissione della contrattilità del ventricolo sinistro, dovrebbero essere sottoposti a monitoraggio ecocardiografico. In presenza di disfunzione sistolica, anche se asintomatica, dovrebbero ricevere una terapia con ace-inibitori o sartani e beta-bloccanti.
I pazienti sottoposti a terapia ormonale sia nel cancro della mammella che nel cancro della prostata dovrebbero essere sottoposti a sorveglianza attenta nel lungo periodo. Infatti, il tamoxifene può aumentare il rischio trombo-embolico, gli inibitori dell’aromatasi (anastrozolo, letrozolo, exemestane) possono indurre una aumento del rischio di cardiopatia mentre le terapie anti-androgene aumentano il rischio di eventi CV maggiori, di diabete e di sindrome metabolica. Per questo, uomini e donne sottoposti a terapie ormonali, dovrebbero essere attentamente monitorati dei valori pressori, del peso corporeo, del metabolismo glicemico e del profilo lipidico mediante utilizzo di statine in modo da portare l’LDL-c tra 70 e 100 mg/dl.
I pazienti sottoposti a radioterapia con irradiazione del torace e del mediastino, in particolare nel linfoma di Hodgkin e nel cancro della mammella, sono a rischio di complicanze anche gravi e tardive quali pericardite, sia acuta che cronica e spesso asintomatica, fibrosi miocardica, coronaropatia, valvolopatie. Questi pazienti devono essere sottoposti a stretto monitoraggio dei fattori di rischio cardiovascolari, a ecocardiogramma dopo 6 e 12 mesi dal termine della terapia radiante e a test da sforzo dopo 5 anni dal termine del trattamento.
I pazienti sottoposti a radioterapia a livello della testa e del collo per linfoma, carcinoma naso-faringeo, carcinoma laringeo o dell’ipofaringe sono a rischio di sviluppare stenosi carotidea o patologie tiroidee. E’ stato infatti dimostrato che la radioterapia può determinare una accelerazione dell’aterosclerosi dei vasi carotidei con un precoce aumento dello spessore medio-intimale e sviluppo successivo di stenosi carotidee che possono causare attacchi ischemici transitori o ictus.
Fonte
Documento di consenso ANMCO/AICO/AIOM: Snodi clinico-gestionali in ambito cardioncologico.G Ital Cardiol 2017;18(1):14-66
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