Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Apr 11, 2017 Gaetano D'Ambrosio Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Ipertensione 0
E’ noto che l’iperaldosteronismo primario (IP) è la causa più frequente di ipertensione secondaria ma la sua reale prevalenza nella popolazione generale dei pazienti ipertesi non è ben conosciuta.
Allo scopo di stimare la rilevanza epidemiologica dell’IP, un gruppo di ricercatori italiani hanno studiato 1.672 pazienti ipertesi, 569 di nuova diagnosi e 1.103 già diagnosticati, inviati da 19 medici di famiglia della città di Torino.
I pazienti erano sottoposti ad un processo diagnostico in tre fasi, secondo quanto prevedono le linee guida endocrinologiche:
1. screening mediante determinazione del rapporto aldosterone plasmatico / attività reninica plasmatica;
2. conferma diagnostica: mediante risposta al test di infusione salina endovenosa o test al captopril;
3. differenziazione tra adenoma secernente monolaterale o iperplasia surrenalica bilaterale mediante tomografia computerizzata e campionamento della vena surrenalica.
Mediante questa procedura sono stati individuati 99 pazienti, pari al 5.9% della popolazione studiata, dei quali 27 risultavano essere affetti da adenoma surrenalico, 64 da iperplasia mentre in 7 non era stato possibile giungere a questa differenziazione.
La prevalenza dell’IP é risultata correlata alla severità dell’ipertensione passando dal 3.9% degli ipertesi allo stadio 1 al 11.8% dei pazienti allo stadio 3.
Inoltre, la presenza di IP era correlata ad una maggiore incidenza di danno agli organi bersaglio e di eventi cardiovascolari. In particolare, una ipertrofia del ventricolo sinistro risultava presente nel 54% dei pazienti con IP ma solo nel 32% dei pazienti con ipertensione essenziale (IE). La microalbuminuria nel 27% dei pazienti con IP e nel 13% dei pazienti con IE. Gli eventi cardiovascolari nel 15% dei pazienti con IP e nel 6% dei pazienti con IE.
Gli autori concludono affermando che “l’IP é una causa frequente di ipertensione secondaria, anche nella popolazione generale dei soggetti ipertesi, e ciò suggerisce che la maggior parte di questi pazienti dovrebbero essere sottoposti a screening per questa patologia”.
L’articolo è accompagnato da un commento editoriale nel quale si pone la questione se tutti i pazienti ipertesi debbano essere sottoposti alla determinazione del rapporto aldosterone/renina (ARR: aldosteron renin ratio) per lo screening della IP in considerazione della elevata prevalenza di questa condizione, della sua correlazione con una prognosi peggiore e della possibilità di una soluzione chirurgica nel caso dell’adenoma surrenalico o di una terapia medica specifica (anti-aldosteronici) nei pazienti con iperplasia bilaterale.
In verità le linee guida europee sulla ipertensione si limitano a suggerire, per tutti i pazienti ipertesi, una batteria di test nella quale il dosaggio dell’aldosterone e della renina non sono compresi mentre riservano un approfondimento diagnostico ai pazienti con “un incremento importante dei valori pressori, un esordio o un peggioramento brusco dell’ipertensione, una scarsa risposta alla terapia medica o la presenza di danni agli organi bersaglio sproporzionati rispetto alla durata dell’ipertensione”.
In ogni caso, non possiamo non raccogliere il suggerimento a prestare maggiore attenzione ai pazienti con possibile ipertensione secondaria derivante da uno studio italiano che ha il vantaggio, in termini di validità esterna, di essere basato su un campione di pazienti ipertesi tratto dalla popolazione generale e non sulle casistiche molto selezionate provenienti da centri clinici super-specialistici.
Fonte
Prevalence and Clinical Manifestations of Primary Aldosteronism Encountered in Primary Care Practice.J Am Coll Cardiol 2017; 69(14):1811-20
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