Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mag 31, 2017 Gaetano D'Ambrosio News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria 0
Un grande studio osservazionale, basato su una coorte di oltre 500.000 persone di età compresa tra 50 e 71 anni, con un follow-up mediano di oltre 15 anni, ha confermato i rischi connessi con il consumo di carni rosse ed i benefici legati al consumo di carni bianche.
Le abitudini alimentari dei partecipanti, nell’anno predente l’arruolamento, sono state valutate mediante un questionario. Sono stati considerate: le carni rosse non trasformate (manzo, maiale, hamburger, fegato, bistecca, cibi contenenti carne come la lasagna e lo stufato), le carni rosse trasformate (bacon, affettati, prosciutto, hotdog, salsiccia), le carni bianche non trasformate (pollo, tacchino, pesce, tonno in scatola) e le carni bianche trasformate (affettati di pollame, salsicce a basso contenuto di grassi, hotdog di pollame). Sulla base di queste informazioni è stato derivato il consumo di ferro eme e di nitrati/nitriti.
Attingendo a database amministrativi sono stati valutati i decessi occorsi durante il follow-up e le relativa cause di decesso.
I soggetti con il più elevato consumo di carni rosse sono risultati essere più frequentemente uomini, bianchi non ispanici, fumatori, con diabete. Il consumo di carni rosse era inoltre associato a scarsa attività fisica, scarsa consapevolezza del proprio stato di salute, più basso livello socio-economico, minore grado di istruzione, minore consumo di frutta e verdura, BMI più elevato, maggiore introito calorico, maggiore apporto di ferro eme e di nitriti/nitrati da cibi carnei trasformati.
La mortalità totale risultava correlata direttamente con il consumo di carni rosse, essendo più alta del 26% nei soggetti con consumo più elevato rispetto ai soggetti con consumo più basso, senza che vi fossero significative differenze riguardo al consumo di cibi trasformati o non trasformati. L’incremento di mortalità restava evidente considerando le varie cause di mortalità specifica (cancro, cardiopatie, malattie respiratorie, ictus, diabete, infezioni, nefropatie, malattie epatiche), tranne che per il morbo di Alzheimer.
Anche il consumo di ferro eme, particolarmente abbondante nelle carni rosse, e di nitrati/nitriti, presenti nelle carni rosse trasformate, è risultato associato a una maggiore mortalità totale e specifica.Al contrario è stata riscontrata una correlazione inversa tra consumo di carni bianche e mortalità totale e specifica con un rischio inferiore del 25% nei maggiori consumatori rispetto a chi ne faceva minore uso. L’associazione era particolarmente evidente con il consumo di carni bianche non trasformate, più debole con il consumo di carni bianche trasformate. I risultati sono simili considerando separatamente il consumo di pesce e il consumo di pollame.
Una possibile spiegazione di questi risultati deriva dalla constatazione che sia il ferro eme che i nitrati/nitriti hanno una azione pro-ossidante e possono determinare un danno ossidativo e l’infiammazione in diversi organi favorendo lo sviluppo del diabete, delle malattie cardiovascolari, della coronaropatia e del cancro. Il metabolismo di nitrati/nitriti, inoltre, determina la formazione di composti che contengono un gruppo -NO (N-nitroso) che in vari studi hanno dimostrato di aumentare il rischio di insulino-resistenza, coronaropatia e cancro.
Fonte
Mortality from different causes associated with meat, heme iron, nitrates, and nitrites in the NIH-AARP Diet and Health Study: population based cohort study.BMJ 2017;357:j1957 http://dx.doi.org/10.1136/bmj.j1957
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