Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mag 16, 2017 Gaetano D'Ambrosio Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Prevenzione Primaria Commenti disabilitati su Il glutine riduce il rischio di infarto e va ridotto solo nella celiachia
I pazienti con celiachia hanno un aumentato rischio cardiovascolare, che tende a ridursi con la dieta priva di glutine.
Sulla base dell’osservazione che, anche soggetti che non hanno il morbo celico, si possono presentare sintomi in seguito all’ingestione di cibi contenente glutine, si è diffusa l’idea che il glutine sia comunque dannoso, essendo responsabile di un aumento del rischio di sviluppare obesità, sindrome metabolica, malattie cardiovascolari, disturbi neurologici. Un numero crescente di persone, così, si sottopone a una dieta priva di glutine con la convinzione di migliorare il proprio profilo di salute.
Esiste davvero un rapporto tra glutine e rischio cardiovascolare?
Per rispondere a questa domanda sono stati analizzati i dati di 64.714 donne arruolate nel 1976 nel Nurses’ Health Study e 45.303 uomini arruolati nel 1986 nel Health Professional Follow-up Study , due grandi studi osservazionali nell’ambito dei quali i soggetti partecipanti sono stati sottoposti ogni due anni alla compilazione di un questionario riguardante, tra l’altro, le abitudini alimentari.
Tutti i soggetti arruolati sono stati classificati sulla base del consumo di glutine in cinque quintili, distinguendo anche il consumo di cereali raffinati e di cereali integrali.
Durante un follow-up di 26 anni corrispondente ad oltre due milioni di anni-persona si sono verificati 6.529 casi di infarto fatale o non fatale con una incidenza di 352 per 100.000 casi all’anno nei soggetti compresi nel quintile corrispondente al minor consumo di glutine e 277 per 100.000 casi all’anno nel quintile corrispondente al maggior consumo di glutine.
Dopo aver effettuato un aggiustamento statistico che teneva conto di molteplici possibili fattori di confondimento, il rischio relativo di infarto nei maggiori consumatori di glutine rispetto ai soggetti con basso consumo è risultato di 0.95 (IC95% 0.88-1.02) corrispondente ad una piccola ma non significativa riduzione del rischio. Analogo risultato si otteneva negli uomini e nelle donne ed in vari sottogruppi di pazienti definiti dalla presenza di vari fattori di rischio cardiovascolare.
Aggiustando per il consumo di cereali raffinati, in modo da tenere conto dell’effetto dei soli cereali integrali, il consumo di glutine è risultato associato a una significativa riduzione del rischio di infarto con un hazard ratio di 0.85 (IC95% 0.77 – 0.93) corrispondente ad una riduzione del rischio del 15%.
Gli autori concludono che una dieta povera di glutine non è di alcuna utilità nel ridurre il rischio cardiovascolare anzi, può indirettamente aumentarlo determinando un minor consumo di cereali integrali che, invece, esercitano un ruolo protettivo.
Fonte
Long term gluten consumption in adults without celiac disease and risk of coronary heart disease: prospective cohort study.BMJ. 2017 May 2;357:j1892. doi: 10.1136/bmj.j1892.
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