Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Mag 10, 2017 Gaetano D'Ambrosio News, Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Ipertensione 0
Il riposo è almeno altrettanto efficace quanto un farmaco nella gestione delle urgenze ipertensive (picco di pressione). E’ il risultato sorprendente di uno studio randomizzato e controllato che ha arruolato 138 pazienti giunti al pronto soccorso di un ospedale sud-coreano.
I pazienti sono stati randomizzati a ricevere 40 mg di telmisartan o semplicemente a riposare seduti per due ore. In entrambi i casi la pressione arteriosa era monitorata a 30, 60, 90, 120 minuti, mediante un apparecchio automatico, facendo la media di due misurazioni eseguite a distanza di due minuti.
L’end point primario dello studio è stato definito come una riduzione dal 10 al 35% della pressione arteriosa media a due ore dall’inizio del trattamento. Inoltre sono state valutate le variazioni della pressione sistolica e diastolica registrate nelle misurazioni successive.
Non sono state registrate differenze statisticamente significative per quanto riguarda l’end point primario (68.5% vs 69,1%) e le variazioni della pressione sistolica (-32.2 vs -23.8 mmHg) e diastolica (-21.2 vs -18.6 mmHg) riscontrate a due ore rispettivamente nel gruppo “riposo” e nel gruppo “farmaco”.
Analizzando le curve pressorie, si è evidenziato che il calo pressorio più rilevante si verifica nei primi 30 minuti nel gruppo “riposo” e tra il 30° e il 60° minuto nel gruppo “farmaco”.
In un sottogruppo di pazienti è stato possibile controllare i valori pressori a 24 ore e a 7 giorni di distanza dall’evento acuto ed anche in questo caso non è stata riscontrata alcuna differenza tra i due gruppi.
Gli autori concludono affermando che far riposare il paziente produce un effetto sulla pressione arteriosa non distinguibile da quello ottenibile con un farmaco come il telmisartan, scelto perché agisce entro 30-60 minuti e mantiene il suo effetto per 24 ore, minimizzando, quindi, i rischi connessi con un calo pressorio più rapido o con un rebound ipertensivo.
La differenza nelle curve pressorie dei due gruppi può essere spiegata considerando la latenza d’azione del farmaco rispetto all’effetto immediato del riposo.
La gestione delle puntate ipertensive è un problema molto frequente in Medicina Generale e in Pronto Soccorso e coinvolge emotivamente sia il medico che il paziente.
In presenza di segni di danno d’organo (disturbi neurologici, dispnea, aritmie, dolore toracico) ci si trova di fronte ad una vera e propria emergenza ipertensiva che richiede un trattamento immediato da effettuare in ambito ospedaliero. Nella maggior parte dei casi, però, il rialzo pressorio non è associato a danno d’organo ed è generalmente determinato dalla sospensione della terapia o da una reazione ansiosa e, pertanto, può essere trattato con il ripristino o l’intensificazione della terapia farmacologica e il trattamento dell’ansia. Il presente lavoro aggiunge ulteriori argomenti a sostegno di questa impostazione terapeutica. Nella maggior parte dei casi esaminati, infatti, il rialzo pressorio era stato preceduto da un fattore predisponente, generalmente rappresentato da un dolore acuto (si veda tabella), in grado di determinare uno stress emotivo e un aumento del tono simpatico, come suggerito anche dalla constatazione che i pazienti presentavano valori elevati, generalmente superiori a 90 b/m, della frequenza cardiaca.
Fonte
Comparing the clinical efficacy of resting and antihypertensive medication in patients of hypertensive urgency: a randomized, control trial.J Hypertens. 2017 Feb 27. doi: 10.1097/HJH.0000000000001340. [Epub ahead of print]
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