Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
Giu 30, 2017 Redazione Novità dalla ricerca, Novità Homepage, Novità Scompenso cardiaco Commenti disabilitati su Ivabradina nello scompenso: efficace in real life
In pazienti con scompenso cardiaco cronico (HF, heart failure) e ridotta frazione d’eiezione ventricolare sinistra (LVEF), ivabradina , indicata anche nelle linee guida americane 2017 e nelle europee ESC 2016, è risultata efficace e ben tollerata. Lo rivelano i dati di uno studio tedesco real life, che ha coinvolto circa 800 pazienti osservati per un anno da 249 cardiologi nella pratica clinica ambulatoriale.
Il trial ha arruolao 767 pazienti con insufficienca cardiaca in terapia con ivabradina due volte al giorno. La coorte era rappresentativa di pazienti con scompenso cardiaco cronico osservati nella pratica clinica in termini di età, profilo dei fattori di rischio e comorbilità. I dati raccolti hanno riguardato: sintomi, qualità della vita e numero delle ospedalizzazioni. Alla fine dello studio, 684 pazienti (90%) erano ancora in trattamento con ivabradina (durata media del trattamento: 11,2 mesi). Una terapia beta-bloccante concomitante è stata prescritta in 497 pazienti (65%).
Dopo un anno, rispetto al basale, la frequenza cardiaca nei pazienti trattati con ivabradina era inferiore di 16 bpm. Questa riduzione si è associata a un significativo miglioramento della classe NYHA e una riduzone della frequenza di segni di scompenso (da 36% a 8%).
Entro un anno è diminuito il numero dei ricoveri per scompenso che sono passati dal 23% prima del trattamento al 5% dopo la terapia con ivabradina. Questi miglioramenti clinici sono stati accompagnati dalla riduzione del BNP (brain natriuretic peptide) e da un aumento della LVEF (+ 5,1% a un anno). La riduzione dei ricoveri è risultata indipendente dalla dose di beta-bloccante.
La qualità della vita è risultata notevolmente migliorata in tutti i fattori considerati. Infine, reazioni avverse al farmaco sono state osservate in 26 pazienti (3%) e sono apparse in linea con il profilo di sicurezza noto di ivabradina.
Rispetto alle pubblicazioni precedenti, questo studio di coorte prospettico ha dimostrato che, nella real life, la terapia con ivabradina in pazienti con insufficienza cardiaca cronica è efficace e ben tollerata nel trattamento a lungo termine.
Fonte
Long-term treatment with ivabradine over 12 months in patients with chronic heart failure in clinical practice: Effect on symptoms, quality of life and hospitalizations. Int J Cardiol, 2017;240:258-64.
Immagine. Edward Hopper Cape Cod Morning
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