Ultimo aggiornamento 07/11/2020 12:00
A 50 anni dal primo trapianto di cuore, realizzato nel 1967 da Christian Barnard in Sudafrica, la cardiochirurgia ha raggiunto traguardi impensati e guarda al futuro lavorando per la realizzazione di un cuore artificiale umano creato in laboratorio su misura di ciascun paziente.
Cosa è cambiato in questo tempo per un paziente con una grave insufficienza valvolare o scompenso/insufficienza cardiaca? Molto, moltissimo. Traccia il panorama dell’offerta terapeutica Gino Gerosa, direttore del Centro Gallucci di Padova, che deve il nome al cardiochirurgo che ha realizzato, nel 1985, il primo trapianto di cuore in Italia.
Sempre all’avanguardia e fiore all’occhiello della sanità nazionale, il Centro guidato da Gerosa ha eseguito, ad oggi, 912 trapianti, 39 solo nel 2016 (primato italiano dati CNT – Centro Nazionale Trapianti). La vera risorsa è però la capacità di rendere routinarie tecniche di intervento innovative per riparare o sostituire le valvole o ripristinare funzionalità cardiache altamente compromesse, come nel caso dell’insufficienza cardiaca terminale, con l’impiego di dispositivi di supporto meccanico, ponte al trapianto.
Rispetto alla cardiochirurgia tradizionale, in cui è prevista la completa apertura del torace, nel tempo si è passati alla formula mini-invasiva, in cui si raggiunge il cuore con piccole incisioni. Vera svolta è stata però la tecnica micro-invasiva, in cui si interviene con il cuore battente, senza necessità di circolazione extracorporea. I vantaggi per il paziente sono chiaramente notevoli, con un impatto minimo dell’intervento sull’organismo e tempi di ripresa postoperatori decisamente ridotti.
Con la tecnica micro-invasiva, per esempio, si interviene nelle problematiche valvolari eseguendo:
– sostituzione della valvola aortica (TAVI) – realizzata nel 2007 per la prima volta in Italia a Padova, oggi ha raggiunto quota 800;
– impianto di Neocorde mitraliche – tecnica TOP MINI messa a punto al centro Gallucci nel 2014, con il 25% degli interventi a livello mondiale, conta la maggior casistica a livello internazionale;
– sostituzione di valvola mitralica (TMVR);
– anuloplastica mitralica trans apicale (AMEND) – 3 casi realizzati, primo impianto a livello mondiale nel 2016.
Nel caso di insufficienza cardiaca terminale (ICT), con incapacità del cuore di svolgere la sua funzione di pompa, con conseguente ridotto apporto di sangue a tutti gli altri organi, quando la terapia medica non è sufficiente a garantire la sopravvivenza, il trapianto cardiaco è il trattamento di scelta.
In attesa del trapianto però, ci sono una serie di dispositivi meccanici di supporto al circolo (MCS, Mechanical Circulatory Support). In base al supporto che forniscono, si distinguono:
Le sfide future?
Organi rigenerati in vitro grazi alle tecniche di ingegneria tissutale e il ripopolamento con IPS (cellule staminali plutripotenti). Attualmente è stata messa a punto la tecnica per la decellularizzazione di un cuore di ratto per ottenere solo l’impalcatura fatta di collagene su cui far aderire le cellule IPS per la ripopolazione del tessuto miocardico. In questi modelli in vitro si possono testare nuovi farmaci. Nel Centro vengono impiegate le stampanti 3D per planning chirurgico.
Intanto, in attesa di un cuore “rigenerato“, dal 2 al 5 dicembre 2017, in occasione delle celebrazioni ufficiali per i 50 anni dal primo trapianto di cuore al mondo, il Centro diretto da Gino Gerosa è invitato, unico in Italia, a Città del Capo, Sud-Africa. Il motivo dell’invito è l’importare contributo in termini di innovazione che questo Centro di eccellenza è in grado di esportare: rispetto al passato, cresce il numero dei chirurghi stranieri che vengono nel centro patavino per imparare alcune tecniche messe a punto, per la prima volta al mondo, all’ombra del Santo.
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